È di un paio di giorni fa il summit sull’università e la ricerca che ha organizzato il presidente francese Emmanuel Macron con l’obbiettivo di annunciare in pompa magna il suo piano per il rientro dei ricercatori negli atenei europei, il tutto causando un paio di pruriti ad Anna Maria Bernini che ci ha tenuto a chiarire davanti al mondo intero che l’Italia è arrivata molto prima della Francia, agendo nel frattempo che Macron era impegnato ad organizzare pomposi annunci pubblici: per ora dal francese non sono ancora arrivare risposte e l’idea generale è che abbia scelto di incassare il colpo in silenzio.
Partendo dal principio, è bene ricordare innanzitutto che il vertice di Macron si è tenuto lo scorso 5 maggio nella cornice – certamente iconica – della Sorbona di Parigi: alla presenza di Ursula von der Leyen e Mario Draghi, il presidente francese ha annunciato l’intenzione di stanziare 100 milioni di euro per agevolare il rientro dei ricercatori in fuga dagli USA a causa dei limiti imposti da Trump alla ricerca scientifica; mentre von der Leyen ha colto la palla al balzo per precisare che dall’Europa – che a suo avviso dovrebbe agire in modo compatto per favorire la ricerca – verranno messi a disposizione 500 milioni, spalmati nei prossimi tre anni.
Bernini sbugiarda Macron: “Pur senza annunci pubblici e summit, l’Italia ha già stanziato da un mese 50 milioni”
Insomma, lo scopo generale del vertice di Macron sembrava quasi quello di volersi rendere protagonista e promotore di una campagna per favorire il rientro dei ricercatori ed è stato proprio questo atteggiamento che ha indispettito la ministra Bernini al punto da costringerla a precisare pubblicamente che “mentre gli alti annunciano, l’Italia ha già agito” nel più completo silenzio stampa sia interno che – e forse soprattutto – estero.
Il riferimento della ministra Bernini è al piano già approvato nelle scorse settimane – era il 15 aprile – con il quale sono stati stanziati 50 milioni di euro per i ricercatori che desiderano rientrare in Italia: un bando – appunto – già operativo e che si chiuderà il prossimo 4 giugno, rivolto a tutti i ricercatori (non solo americani) che desiderano spostarsi in Italia e che concede fino ad un massimo di 1 milione di euro per i singoli progetti; tutto con un 40% delle risorse destinate alle sole regioni del Sud.