Abdulaziz Rajab, il pusher siriano che era con Maddalena Urbani al momento della sua morte per overdose, è libero. La sua condanna, come riportato da Il Fatto Quotidiano, è scesa da 14 anni a 4 anni e 6 mesi dopo che la Corte d’Assise di Appello ha riformulato l’accusa da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo. È stata aggravata invece la pena dell’amica Kaoula El Haouzi, che è stata condannata in appello a tre anni di reclusione per omicidio colposo, mentre in primo grado gli era stata contestata l’omissione di soccorso con due anni di reclusione.
È emerso dalle indagini che la ventunenne, figlia del medico che isolò per primo il virus della Sars, si sarebbe potuta salvare nel caso in cui qualcuno avesse chiamato i soccorsi dopo che aveva abusato di oppiacei e metadone. Il pusher siriano, tuttavia, non lo fece perché temeva delle ripercussioni in quanto non avrebbe potuta accoglierla nella sua abitazione, essendo agli arresti domiciliari. Piuttosto, avvertì un conoscente, che praticò alla vittima un messaggio cardiaco, ma non servì a salvarla. Anche l’amica non intervenne.
Maddalena Urbani, fu omicidio colposo: condanna del pusher scende a 4 anni. Il commento della famiglia
La mamma e il fratello di Maddalena Urbani, che si sono costituiti parte civile nel processo, hanno espresso attraverso il proprio avvocato l’amarezza per il cambio dell’accusa da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo e alla conseguente riduzione della pena per il pusher.
“Anche il processo di secondo grado ha stabilito che Maddalena poteva essere salvata se soccorsa tempestivamente. Ha avuto una drammatica agonia durata circa 15 ore ma nessuno ha chiamato il 118”, ha brevemente commentato il loro legale, l’avvocato Giorgio Beni, al termine dell’udienza. Adesso si attendono le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Appello per comprendere come andare avanti con i prossimi gradi di giudizio.