Duro colpo per Cosa Nostra, la mafia siciliana: nelle scorse ore le forze dell’ordine hanno portato a termine ben 10 arresti, tutti affiliati al famoso clan San Lorenzo di Palermo. Nel dettaglio, l’operazione ha riguardato una serie di padrini tornati in libertà dopo aver scontato la propria pena, a cominciare da Giulio Caporrimo e Nunzio Serio, che usciti di galera, erano tornati a controllare i cantieri edili della parte ovest del capoluogo siciliano. Un’indagine a cui si è arrivati grazie a due imprenditori che hanno deciso di denunciare la pressione dei boss. “Questa operazione – le parole di Arturo Guarino, il comandante provinciale dei carabinieri, riportate da Repubblica – dimostra la persistente operatività di Cosa nostra in un’area della città nella quale è storicamente radicata il controllo del territorio con l’imposizione delle estorsioni resta una modalità criminale importante e perseguita con ostinazione. Ma è incoraggiate registrare ancora una volta segni di reazione di imprenditori che dicono no al pizzo”.
MAFIA A PALERMO: “I VECCHI PADRINI CONTINUAVANO AD AVERE UN RUOLO SIGNIFICATIVO”
Il colonnello Mauro Carrozzo, comandante del reparto operativo di Palermo, ha invece ricordato come i capi storici di Casa Nostra, continuino imperterriti “a svolgere un ruolo significativo all’interno delle famiglie palermitane, soprattutto nella prospettiva della riorganizzazione della struttura mafiosa, che le indagini hanno però bloccato”. Un’indagine che di fatto è scattata nel 2017, quando cioè Caporrimo era stato scarcerato e gli inquirenti lo hanno seguito passo-passo: “Sin dal momento della sua scarcerazione si è subito reinserito nel circuito criminale – scrive il gip Fabio Pilato nell’ordinanza di custodia cautelare – violando gli obblighi imposti dalla misura di sicurezza che gli era stata imposta”. Caporrimo aveva ricostruito una rete di fedelissimi per tornare a comandare la zona avvalendosi della collaborazione di Andrea Gioè, altro scarcerato eccellente, ma anche di Andrea Bruno, nonché di Vincenzo Taormina, Vincenzo Billeci e Francesco Di Noto.