Mauro Magatti, docente di Sociologia generale all’Università Cattolica di Milano, ha commentato i dati presentati dall’Istat, secondo cui dipendenti pubblici d’Italia sono tra i più vecchi d’Europa (età media in costante crescita, ora pari a 50 anni) ed hanno un basso livello di formazione. Il report evidenzia come stia venendo a mancare il ricambio generazionale nel mondo del lavoro. “È un Paese bloccato. Come una bicicletta ferma, che rischia di cadere”, queste le dichiarazioni rilasciate nel corso di una intervista a Il Mattino.
“La situazione lavorativa è drammatica, ma questo naturalmente si ripercuote su tutte le dimensioni dell’esistenza”. Ad accusare le peggiori conseguenze di questo fenomeno sono i più giovani. “Di fatto per molti ragazzi è impossibile iniziare la vita adulta. Non riescono a diventare un attore sociale. C’è un senso di inadeguatezza, di smarrimento. E questo blocca tutta la società, rende difficile il futuro. Senza giovani che lavorano, in grado di diventare loro quel ceto medio che inizia a mancare, andiamo verso il default, finanziario e non solo”.
Magatti: “Per giovani impossibile iniziare vita adulta”. L’appello alla politica
In virtù di questa fotografia della realtà, Mauro Magatti nel corso dell’intervista a Il Mattino ha rivolto un appello al Governo. “Questa è l’ultima chiamata per la politica. In questi anni prima di pandemia e poi di emergenza legata alla guerra sono stati approvati decine di provvedimenti, magari necessari, ma che non sono riusciti a incidere in profondità”, ha sottolineato. “La prospettiva degli investimenti del Pnrr per un po’ di tempo ha dato speranza, ma poi è arrivata la guerra a complicare tutto. L’apertura di credito che c’è stata verso la politica rischia di scadere”.
Il compito di comprendere cosa serve realmente per ottenere una inversione di tendenza spetta alla politica. “Servirebbe un nuovo patto sociale per investire nell’istruzione, per gestire la transizione ecologica tenendo conto delle ricadute sociali, per riformare il welfare state in modo che assicuri a tutti le prestazioni essenziali, senza disperdersi. Soprattutto è il momento di abbandonare gli atteggiamenti di conservazione. La conservazione per noi sarebbe fatale”, ha concluso.