Gli incidenti per raggiungere il Magic Bus erano stati numerosi, purtroppo, e questo ha portato l’Alaska a chiudere l’afflusso turistico nel luogo che aveva ispirato il film di Sean Penn. Nel 2010 una ragazza svizzera di 29 anni era annegata nel fiume e nel 2013 si erano contati almeno 12 visitatori in difficoltà e altrettanti interventi di soccorso da parte delle guardie del parco, alcuni risolutivi per evitare tragiche conseguenze sui turisti. In questo 2020 è già morta una donna bielorussa e 5 turisti italiani sono stati salvati a 20 chilometri dal sentiero Stampede, vicino alla città di Haley, dove si erano smarriti senza riuscire a tornare indietro. In maniera provvidenziale i 5 italiani erano riusciti a lanciare l’allarme grazie a un dispositivo d’emergenza satellitare che ha di fatto salvato loro la vita. (agg. di Fabio Belli)
MAGIC BUS, UN CULTO MONDIALE
Era diventato un oggetto culto, mitico, sognato da milioni di persone, il cosiddetto Magic Bus sperduto nelle foreste dell’Alaska. Era quello dove aveva vissuto alcuni mesi fino a morirvi di fame Christopher McCandless, un giovane di 24 anni che aveva rifiutato la società moderna per immergersi nella natura più isolata. Nei suoi lunghi peregrinare era così arrivato in Alaska, da solo, senza mappe, con poco cibo. Camminando aveva trovato un vecchio autobus usato per il trasporto dei minatori abbandonato e ne aveva fatto la sua casa, nel parco nazionale di Denali, a 382 chilometri a nord di Anchorage. Venuto l’inverno aveva capito che lì non poteva resistere ma il fiume che in estate aveva attraversato camminando era diventato un torrente impraticabile. Essendo senza mappe, non sapeva che a pochi chilometri di lì passava una superstrada. Così era tornato nel bus e vi era morto di stenti. Il 6 settembre i suoi resti furono trovati da alcuni cacciatori.
MAGIC BUS E IL FILM CHE ATTIRAVA I TURISTI
Anni dopo Sean Penn ne aveva fatto un filmInto the wild, ricavato dal libro omonimo che raccontava la storia di Chris. La scena finale era ambientata proprio nel bus della morte. Da allora, grazie al successo mondiale, molte persone avevano voluto raggiungere il bus ma molti erano stati gli incidenti: nel 2010 una giovane donna svizzera di 29 anni è annegata nel fiume e nel 2013 almeno una dozzina di visitatori ha richiesto un intervento di soccorso da parte delle guardie del parco. Quest’anno è morta una donna bielorussa e cinque turisti italiani sono stati recuperati a 20 km dal sentiero Stampede, vicino alla città di Haley. Così adesso le autorità dell’Alaska hanno deciso di rimuovere il Magic Bus per evitare altre situazioni del caso. Lo hanno prelevato con un elicottero e non si sa se verrà conservato. “Incoraggiamo le persone a godersi in sicurezza le aree selvagge dell’Alaska e comprendiamo la presa che questo autobus ha avuto sull’immaginazione popolare”, si legge in un comunicato della Guardia Nazionale. “Tuttavia, questo è un veicolo abbandonato e in via di deterioramento che richiedeva sforzi di salvataggio pericolosi e costosi. Ancora più importante, stava costando la vita ad alcuni visitatori”. Vicino al bus era stata trovata una macchina fotografica contenente una foto di McCandless seduto sorridente accanto al bus. Adesso non potrà farlo più nessuno. Meglio così. Che quel terreno resti a ricordo di un giovane che amava la libertà e che ci ha lasciato le sue ultime parole: “La felicità non ha senso se non è condivisa con gli altri”. Aveva capito tutto, ma era troppo tardi.