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Home » Lavoro » Sindacati » MANOVRA & SINDACATI/ Tra Cgil, Cisl e Uil aveva ragione Sergio Leone

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MANOVRA & SINDACATI/ Tra Cgil, Cisl e Uil aveva ragione Sergio Leone

Gerardo Larghi
Pubblicato 19 Ottobre 2025
Maurizio Ladini, segretario CGIL

Maurizio Ladini, segretario CGIL (Foto: ANSA/ANGELO CARCONI)

Le reazioni dei sindacati alla Legge di bilancio 2026 sono state piuttosto prevedibili, soprattutto per quanto riguarda la Cgil

“Ogni pistola ha la sua voce… e questa la conosco”: come il mitico Tuco ne Il buono, il brutto e il cattivo, anche noi possiamo dire con orgoglio che le pistole le riconosciamo dalla voce.

Ma prima di spiegarvi perché aveva ragione Sergio Leone facciamo un passo avanti: come facilmente prevedibile, di fronte alla Finanziaria 2026 le tre organizzazioni sindacali si sono schierate come da storia e da geografia collaudate.


SPILLO/ E Trump bocciò anche l'Europa "cinese" di Prodi


Ora, la Finanziaria ha aspetti negativi, aspetti positivi, aspetti incomprensibili. Non rilancia l’industria, non risponde all’inflazione (quella reale, mica quella dichiarata), non ha progettazione per il futuro di questo Paese. In compenso tagliucchia le tasse al ceto medio, appronta un po’ di bonus per i grilletti più veloci di internet, minaccia di toccare le pensioni (ma tanto non lo farà: i sondaggi non sono così tanto favorevoli da permettersi il suicidio politico), sbiella sulla sanità, ma poi, Giorgetti dixit, promette di porre rimedio, prepara aumenti salariali anche consistenti per alcuni settori pubblici (come la scuola).


SCENARIO 2026, COME STARÀ L'ITALIA?/ Le nuove carte da giocare per uscire dalla stagnazione


Poi se siete in ritardo con le tasse o magari vi siete dimenticati di versare qualche balzello o addirittura non vi siete accorti che andava fatto qualche scontrino, vabbè, ce ne sarà anche per voi e una rottamazione non ve la si nega. Il tutto al grido di no-tengo-dinero ma con la promessa che qualcosa-di-buono-faremo-se- qualche spicciolo-troveremo (e perdonateci la rima ma mica abbiamo mai detto di essere Dante).

Insomma, tutto come al solito con le consuete variazioni di grigio e sinceramente senza sorprese in bonus o in malus. Il solito tran-tran sperando nello stellone, nella lotteria nazionale, nella buona sorte, in Gesù Bambino o, il che per qualcuno fa lo stesso, nel Donald miracoloso.


Riforma pensioni 2025/ Le rivendicazioni in casa Cgil (ultime notizie 7 dicembre)


Ecco, in questo scenario un po’ tristanzuolo neppure i soliti noti hanno smesso di recitare la parte in commedia e sempre comunque a braccio. Eravamo stati facili profeti alcune settimane fa, ma mica perché siamo bravi o intelligenti. Solo che sulle spalle abbiamo qualche anno di marciapiede e l’aria che tira era quella. Quale?

Una manifestazione sindacale (Ansa)

Riassumiamo: i sindacati hanno chiesto rispettivamente il Sole (dell’avvenire), la Cgil; la luna (leopardiana) la Uil; un aggiustamento (il solo democristianamente possibile) la Cisl. Come da copione, il Governo ha dato risposte che i TG filo-maggioranza definirebbero prudenti e legate alla disponibilità effettiva delle risorse e quelli filo-opposizione chioserebbero come deludenti.

E per non farci mancare nulla di questo déjà-vu al termine dell’incontro la Cgil ha espresso un giudizio che spazia dall’insoddisfazione per la mancanza di aperture su salari e pensioni, alla critica feroce delle ipotesi di selettività nell’accesso agli strumenti previdenziali e sui condoni fiscali. E nei corridoi ha già fatto sapere che lei il Contratto nazionale della scuola mica lo firma. Vuole di più: tanto ai suoi i soldi arriveranno grazie a chi, come la Cisl, i contratti li sottoscrive purché i lavoratori ne abbiamo vantaggi evidenti.

Come dire: tanto noi Cgil scioperiamo, come avevamo deciso temporibus illis (non aggiungo traduzione perché ormai anche Landini di diletta di semantica e chi siamo noi per paragonarci a lui?), e i contratti non li firmiamo (perché o la lotta è dura o finisci per farti paragonare ai fascisti), e i lavoratori li vogliamo tutti così. Duri, massicci e inc…ati, come da slogan di caserma.

La Uil da parte sua viene da una stagione di lotta che non ha fruttato un granché perché come sempre tra l’originale (la Cgil) e la fotocopia neanche troppo riuscita (la Uil stessa), la gente e i partiti e, soprattutto, i media affiancatori in servizio permanente effettivo hanno scelto l’originale e Landini ha spadroneggiato nell’etere mentre Bombardieri, neanche fosse un gregario di Pogacar nel tappone alpino del Tour, arrancava nelle retrovie per non farsi trovare fuori tempo massimo. Così ora sta provando a riavvicinarsi alle consuete posizioni, quelle più riformiste e meno barricadiere.

Non a caso nelle sue dichiarazioni lo stesso Segretario Uil ha dato un colpo al cerchio e due alla botte chiedendo un intervento strutturale a favore dei salari e il rinnovo dei contratti pubblici e privati nonché la lotta alla precarietà. Ma anche preparandosi a firmare il contratto della scuola, quello che non ha sottoscritto qualche anno fa e che l’ha escluso da ogni tavolo di contrattazione.

La Cisl? Come sempre ha scelto la strada del realismo e ha guardato ai segnali di apertura e in particolare a quelli sui temi delle detrazioni fiscali e delle risorse aggiuntive per il Servizio sanitario nazionale e ha chiesto di alzare le soglie previste per il taglio dell’Irpef fino a 60mila euro. Non è tutto, non è forse neanche molto: ma è un passo avanti. Ma si vede che il reggianissimo Landini non ha mai meditato le massime del compagno Mao e non sa che ogni Lunga Marcia è fatta di tanti piccoli passi. Lui davanti all’idea di camminare invece che di volare (con la fantasia) si blocca: diventa rigido come uno stoccafisso.

Appunto: Il buono, il brutto il cattivo. E le pistole si riconoscono a orecchio. Il problema che da anni si pone al sistema sindacale italiano è che il rifiuto – da sempre formale ma oggi anche sostanziale – della Cgil di ogni istanza riformista sta scavando una voragine tra i lavoratori (tutti: pubblici, privati, dipendenti e autonomi), che solo chi non vuol vedere non vede.

Da una parte ci sono i lavoratori che pensano che i sindacati debbano star fuori dalla politica e dall’altra quelli che sperano ancora nella rivoluzione degli operai e dei contadini e quindi cavalcano ogni estremismo sperando se non nel ribaltamento delle cose almeno nella vittoria nelle urne. Il solco diventa sempre più evidente e la spaccatura non promette nulla di buono.

Tra la Cgil che ha assunto il ruolo di opposizione sociale e il Governo che sembra un soggetto passivo-aggressivo c’è un Paese che guarda con un certo sconcerto e fa i conti di casa con sempre meno ottimismo. Non che ci sia nulla di nuovo: abbiamo già vissuto fasi simili con le contestazioni di piazza a Pezzotta perché aveva firmato il “Patto per l’Italia” (definito signorilmente dai dirigenti cigiellini “Pacco per l’Italia” tranne poi sostenere che non lo si doveva migliorare);

con Raffaele Bonanni trasformato amorevolmente da simpatici compagni in vena di scherzetti, in un bersaglio per razzi e fuochi d’artificio; con Sbarra venduto al nemico perché alla fine della sua carriera sindacale va in politica in quota maggioranza e quindi tradisce la causa (mentre quando i segretari Cgil finiscono al Governo sono una risorsa offerta al futuro del Paese…?).

Nulla di inedito, ripetiamo, men che meno la certezza che questa escalation condurrà a nuove spaccature e quindi a un ulteriore distanziamento della gente da un certo mondo sindacale. Ma che volete, ieri oggi e domani lo slogan è solo uno: avanti compagni, di sconfitta in sconfitta fino alla vittoria finale!

Tanto, se vi ricordate, alla fine il Buono è quello che porta a casa tutto. 

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Tags: CgilMaurizio LandiniUilCislGoverno Meloni

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