Nella giornata di ieri si è chiusa la partita dell’omicidio di Manuel Mastrapasqua con la prima condanna a carico del killer Daniele Rezza a 27 anni di reclusione, sette in più dei 20 che erano stati richiesti dal Pubblico Ministero e con una positiva conferma del reato di omicidio volontario pluriaggravato: una sentenza che restituisce una minima dignità al ragazzo ucciso per rubargli un paio di cuffiette di scarso valore economico e che è stata anche ben accolta dalla madre e della sorella, presenti ieri in aula.
Facendo prima di tutto un passo indietro, è bene ricordare che nell’udienza di ieri per la morte di Manuel Mastrapasqua, all’assassino – appunto, Daniele Rezza – sono state riconosciute le aggravanti dell’omicidio in orario notturno e dei futili motivi (appunto, il furto delle cuffiette), mentre la Corte ha fatto cadere l’aggravante del nesso teleologico tra rapina e delitto; il tutto equiparando le due aggravanti confermate alle attenuanti generiche dato che Rezza avrebbe, quanto meno, collaborato con le autorità riconoscendosi colpevole.

Sempre ieri, in aula la mamma e la sorella di Manuel Mastrapasqua sono state costrette anche ad ascoltare quell’ultimo tragico grido di aiuto del figlio e fratello ucciso, impresso da un messaggio vocale che non è mai riuscito a inviare a causa delle coltellate ricevute; mentre resta ora da capire se il caso verrà portato anche davanti alla Corte d’Appello per ottenere il riconoscimento dell’ultima aggravante e un eventuale estensione della pena per Rezza.
La sorella di Manuel Mastrapasqua: “Daniele Rezza in aula sorrideva e ci guardava per provocarci”
Intercettate brevemente fuori dal tribunale, la mamma e la sorella di Manuel Mastrapasqua hanno rilasciato una brevissima intervista ai microfoni della trasmissione Estate in Diretta: la seconda – ancora in lacrime per l’enorme dolore sollevato dal processo – si è limitata ricordare che in aula Rezza “rideva e ci guardava con provocazione”, sostenendo che ora vorrebbe solamente “vedere in faccia i suoi genitori” per capire cosa provino loro; mente sulla pena sostiene che “una persona non cambia e non credo che in carcere si comporterà bene“.
D’altra parte, la madre di Manuel Mastrapasqua ha spiegato ai microfoni di Rai 1 che “immaginare 27 anni di carcere per questo essere, perché non è una persona, a me sta bene e ho provato soddisfazione”, fermo restando che ore “farò in modo (..) che siano veramente 27” trascorsi fino all’ultimo giorno dietro alle sbarre; ringraziando, infine, “il giudice e la corte” per aver dato giustizia al figlio brutalmente ucciso senza reali ragioni.