Per anni ha affiancato Marcell Jacobs accompagnandolo verso alcuni dei suoi più importanti successi e proprio assieme al velocista anche Paolo Camossi – ovvero il suo ex allenatore – è finito al centro del singolare caso di spionaggio sul quale attualmente sta indagando la magistratura e che vedere nel ruolo di (presunto) responsabile Giacomo Tortu, fratello di quel Filippo che proprio assieme al campione olimpico per anni ha corso e gareggiato: è proprio Camossi a tornare sul caso nel corso di un’intervista con La Stampa, nella quale è partito subito dal sottolineare che quanto accaduto a lui e Marcell Jacobs sembra del tutto “impossibile”; non riuscendo veramente a realizzare che per più di un anno “qualcuno ha guardato dentro la tua vita”.
Dal conto suo, Camossi ritiene che lo spionaggio a Marcell Jacobs sia soprattutto collegato al fatto che il campione “ha fatto qualcosa di straordinario“, cancellando alcuni costrutti gerarchici dell’atletica e – forse “soprattutto” – annullando “qualche programma altrui” passando dall’essere una sorta di outsider nel mondo del velocismo al rimuovere in appena “9 secondi e 95 (..) tutto quel che c’è stato prima di lui” ad esclusione di Pietro Mennea che ancora oggi detiene il record di 19 secondi e 72 sui 200 metri che Jacobs ha mancato di poco meno di un secondo.
Paolo Camossi: “La colpa di Marcell Jacobs è stata quella di riscrivere la storia del velocismo”
Dovendo puntare il dito contro qualcuno per lo spionaggio ai suoi danni e a quelli di Marcell Jacobs, Camossi non fatica a sottolineare che per la famiglia Tortu non dev’essere stato semplice “accettare che arrivi qualcuno di nettamente più forte” che oltre a batterti incassa anche le attenzioni dell’intero “movimento circostante”; ma seppur da sempre quando si tratta di competere “i rapporti non [posso] restare stabili” a lungo – nel normale funzionamento della “rivalità” -, d’altra parte resta fermo il fatto che “spiare è inaccettabile” perché si tratta di una vera e propria “violenza”.
Similmente, oltre ai pruriti causati alla famiglia Tortu, secondo Camossi di Marcell Jacobs ha dato anche fastidio il fatto che si trattava di un italiano che improvvisamente ha rubato la scena “agli americani e ai giamaicani” che da sempre “vincono (..) i Giochi”, alimentando una macchina di “diffamazioni” incentrata sull’idea che il campione facesse uso di doping: un tentativo – sottolinea l’ex allenatore – del tutto maldestro “maldestro“, perché alla base del successo altro non c’era che un “lavoro giusto” svolto con Jacobs.