MINNITI “DIFENDE” MELONI E RILANCIA SU “PASTICCIO” ALMASRI: “LIBIA È SICUREZZA NAZIONALE E…”
Alla vigilia dell’informativa in Parlamento del Governo Meloni sul caso Almasri, è un “insospettabile” a lanciare un gancio importante al comportamento di Palazzo Chigi in merito alla liberazione ed espulsione del comandante libico a Tripoli: l’ex Ministro Pd Marco Minniti, che su politiche legate alla Libia non è certo l’ultimo degli osservatori competenti, ritiene che sebbene si potesse gestire meglio l’intera vicenda Almasri, vi sia una ragione di Stato concreta per agire come di fatto è stato approntato finora. Non è giusto dunque parlare di “ricatto” per la Premier Meloni da parte del Governo libico, ma è altrettanto sensato guarda all’intero caso Almasri come un tema di sicurezza nazionale.
Intervistato dal “Corriere della Sera”, l’ex Ministro dell’Interno sotto il Governo Pd – che ha dato il via alle prime politiche “dure” sull’immigrazione nel Mediterraneo, arrivando ad accordi proprio con la guardia costiera libica – racconta dalla sua postazione privilegiata nell’area (la guida della Fondazione Med-Or) che non si può condannare, né tantomeno indagare, un Governo per quanto fatto sul caso Almasri. Minniti ritiene la Libia come altamente strategica per la geopolitica italiana ed europea, è una questione di interesse nazionale per almeno tre ordini di fattori. In primo luogo, sottolinea sempre l’ex Ministro Pd al “Corriere”, il Paese nordafricano è la base più avanzata dei trafficanti di persone; secondariamente, la Libia è al centro di una complessa vicenda energetica per l’intero Continente UE, come la guerra in Ucraina ha dimostrato ampiamente. Da ultimo, la Libia con l’Africa è il principale «incubatore di terrorismo internazionale»: da quelle zone, appena qualche anno fa, era presente e vivo lo Stato Islamico nella moderna Sirte.
DAI MIGRANTI AL PIANO MATTEI SULL’AFRICA: IL GIUDIZIO DELL’EX MINISTRO MINNITI
Come avvenuto col Memorandum siglato nel 2017 tra Libia, Italia e UE, anche col Piano Mattei attuale del Governo Meloni è stato posto un ponte importante nelle relazioni tra autorità libiche e Bruxelles: è per questo motivo che davanti al complesso caso Almasri non si può ridurre tutto ad un “pasticcio” del Governo, come fossero ricattati dalla Libia sul fronte migranti e accordi internazionali. Il tema è molto più complicato di un mero “ricatto” o “favoreggiamento politico”, anche se qualcosa di meglio si poteva fare in termini di gestione complessiva della vicenda: secondo Minniti, bisognava fin da subito porre come Governo il tema della sicurezza nazionale.
In maniera ancora più netta e da realpolitik, occorre abituarsi tutti all’idea di una costante lotta tra “bene e bene”, non vi è più l’unipolarismo occidentale: «siamo in un multipolarismo virtuoso», rileva il presidente di Med-Or, e perciò la sicurezza nazionale deve essere al primo posto dato che lo Stato non deve essere una ong. Così come sul Piano Mattei il Governo Meloni ha ben compreso il valore e la portata del progetto, nei rapporti con l’Africa occorre sempre più monitorare un rapporto pari-a-pari, esattamente come intuito nel piano presentato del Centrodestra. Tornando a bomba su cosa poter fare di più sul caso Almasri, secondo l’ex Ministri Minniti occorre da un lato valutare per bene la sicurezza nazionale mentre anche dal punto di vista della Procura di Roma occorreva fare molto di più: davanti ad un esposto come quello dell’avvocato Li Gotti, il giudizio del politico dem è decisamente in controtendenza con il resto della componente Pd. L’azione della magistratura è legittima ma non deve essere automatica l’apertura di un’indagine, deve esserci sempre una valutazione sulla congruità e sulla tempistica: per Minniti il fatto che Lo Voi abbia agito prima dell’informativa del Governo non è stato ottimale, si poteva attendere così da evitare «Il conflitto tra istituzioni, nel quale perdono i cittadini, lo Stato e l’Italia».