La scomparsa di Maria Chindamo resta un mistero irrisolto. Della vicenda si occupa Storie di sera, il programma condotto da Eleonora Daniele. Negli ultimi giorni sono emerse alcune novità sul caso. C’è stata la soffiata di un pentito, secondo cui un esponente di spicco del clan Mancuso di Limbadi avrebbe avuto interesse ad impossessarsi dei terreni della commercialista ed imprenditrice di Laureana di Borrello, aggredita e fatta sparire la mattina del 6 maggio 2016 davanti alla tenuta agricola nel Vibonese. Si tratta di Pantaleone Mancuso, detto Vetrinetta, il cui nome è stato fatto dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella in un verbale del 18 settembre 2016, quasi sei mesi dopo aver comminciato la collaborazione.
La rivelazione è nota ora perché inserita negli atti dell’operazione antimafia Olimpo della Dda di Catanzaro contro i clan Mancuso di Limbadi e Nicotera e La Rosa di Tropea. Come ricostruito dal Corriere della Calabria, il pentito ha affermato di aver appreso dell’interesse del boss, deceduto in carcere nell’ottobre 2015, da un altro esponente della famiglia della ‘ndrangheta, cioè Diego Mancuso, mentre era in carcere a Viterbo. «Mi parlava di questa imprenditrice che aveva una piantagione di kiwi e del fatto che Pantaleone Mancuso “Vetrinetta” si stava accaparrando i suoi terreni e che quando sarebbe uscito lui doveva mettere a posto questa situazione».
SCOMPARSA MARIA CHINDAMO: C’ENTRA LA ‘NDRANGHETA?
Le indagini sulla scomparsa di Maria Chindamo, il cui corpo non è mai stato ritrovato, sono state inizialmente seguite dalla procura di Vibo Valentia, ma non hanno prodotto risultati significativi. Ad oggi ogni tentativo di trovarne il cadavere (perché gli investigatori sono sicuri che sia stata uccisa) si è rivelato vano, così come l’inchiesta che non ha portato finora ad accertare alcuna responsabilità penale per la scomparsa della donna. Il fascicolo d’indagine da oltre un anno, però, è passato alla Dda di Catanzaro, che si sta occupando del caso col pm antimafia Annamaria Frustaci e il procuratore Nicola Gratteri. Secondo quanto riportato da LaC news24, emergono due dati da questa nuova rivelazione. Diego Mancuso, boss di Limbadi, è uscito dal carcere nel 2020 grazie al “continuato” di pena tra diverse sentenze, dopo aver scontato quasi 17 anni di detenzione. Nel febbraio dell’anno scorso il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro gli ha revocato anche il regime di libertà vigilata. Per quanto riguarda Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta” e zio di Diego Mancuso, è morto nel 2015 nel carcere di Tolmezzo. Quindi, l’eventuale interesse per i terreni di Maria Chindamo, se si rivelassero veritiere le dichiarazioni rese da Mantella, doveva risalire ad un periodo antecedente al marzo 2013, quando scattò l’operazione Black money per la quale Pantaleone Mancuso fu arrestato, senza lasciare lo stato detentivo fino appunto alla sua morte.