Maria Miceli, a Farwest la sua morte per tumore: indotta da una setta a non curarsi? I sospetti su "Noi è, io sono" e a che punto è l'inchiesta
MARIA MICELI, FARWEST SI INFILTRA NELLA SETTA
Il viaggio intrapreso da Farwest nel mondo delle sette religiose porta la trasmissione di Salvo Sottile a infiltrarsi nella setta “Noi è, io sono“, che respinge ogni regola e autorità statale, anche le imposizioni legali e fiscali, nella convinzione che le istituzioni, anche quelle mediche, facciano parte di un maxi sistema che ci rende schiavi. Verrà affrontato il caso relativo alla morte di Maria Miceli, perché il sospetto è che sia coinvolta proprio tale setta nella triste vicenda della ballerina milanese, ma residente a Brescia, morta due anni fa all’età di 35 anni a causa di un tumore.
Stando a quanto ricostruito dal programma, dietro la decisione della donna di sospendere le cure potrebbero esserci soggetti legati proprio alla setta. In particolare, emergerebbero due figure femminili, tra cui una nota come “La sciamana“, che avrebbero condizionato Maria Miceli avvicinandola a presunti rituali spirituali e diete “purificanti”, inducendola così a fermare le cure tradizionali.

Dietro questa inchiesta di Farwest ci sono mesi di indagini anche all’interno della setta, indagando su una realtà caratterizzata da negazionismo scientifico e pratiche rischiose. Pare ci siano altri casi di persone morte dopo aver rifiutato cure mediche. Il programma manderà in onda anche la razione di Barbara Banco, che guida il movimento.
MORTE MARIA MICELI, IL PUNTO SULL’INCHIESTA
Nel frattempo, si è mossa anche la giustizia. Il gip di Milano, infatti, sta valutando la vicenda relativa alla morte della ballerina che ha preso parte anche a diversi programmi Sky, Mediaset e Rai. C’è un’inchiesta che ipotizza la responsabilità di due donne nel convincerla a non curarsi. I familiari ritengono che si siano approfittati dell’infermità e dello stato di minorata capacità psichica dell’artista.
L’indagine della procura meneghina si era chiusa con una richiesta di archiviazione, ma la famiglia di Maria Miceli si è opposta attraverso il proprio legale, l’avvocato Marco Marzari, dunque è attesa la decisione del giudice, che potrà accogliere l’istanza, mandare a processo le due indagate o disporre ulteriori indagini.
Una delle due indagate è una donna che si presentava in una mail di diversi anni fa come educatrice, psicologa, terapeuta e consulente nutrizionale, ma non risulta iscritta ad alcun albo professionale. Eppure, nei messaggi finiti nel mirino degli inquirenti avrebbe dato indicazioni su cure, diagnosi e diete.
Nel caso della ballerina, le avrebbe consigliato di fermare le terapie oncologiche, in particolare la Tac, parlando di “schifo” e “veleno” in riferimento alle cure a cui l’artista si era sottoposta. Inoltre, rassicurava Maria Miceli quando veniva contattata dalla stessa per le sue paure per il tumore. Per quanto riguarda, invece, la Sciamana, lei avrebbe rafforzato la convinzione nella ballerina di affidarsi “allo Spirito e alle forze dell’universo“.
