Protagonista questa sera della diretta di Un giorno in pretura, la vicenda di Agata Scuto è stata a lunga un vero e proprio mistero con la madre Mariella che ancora oggi – pur avendo ottenuto una parvenza di giustizia, non ancora definitiva – non smette di chiedere di poter sapere che fine abbia fatto il corpo della figlia 22enne: dalla sparizione della ragazza di Acireale – infatti – sono passati 12 anni con un solo indagato condannato all’ergastolo che continua a proclamarsi innocente e (coerentemente alla sua posizione) non ha mai accennato all’ubicazione del corpo delle povera Agata Scuto.
Prima di arrivare alla madre Mariella e alle sue parole dopo la prima condanna, vale la pena ricordare che la 22enne sparì da Acireale nel 2012 senza lasciare alcuna traccia: dieci più tardi – su impulso della trasmissione ‘Chi l’ha visto’ – si riuscì a risalire alla figura dell’ex compagno della mamma della ragazza sparita Rosario Palermo che secondo l’accusa (tesi peraltro accolta dalla Corte d’Assise di Catania) uccise la ragazza per nascondere una gravidanza indesiderata dovuta al loro rapporto clandestino, bruciando il corpo per farne perdere tutte le possibili tracce.
Chi è Mariella, la mamma di Agata Scuto: il racconto dopo la condanna a carico dell’ex compagno Rosario Palermo
Dopo la sentenza a carico di Palermo, per la prima volta dopo tanti anni la madre di Agata Scuto – della quale non abbiamo alcun tipo di informazione dal punto di vista della vita privata – ha rilasciato una breve intervista durante una diretta di ‘Chi l’ha visto’ raccontando per la prima volta che in quegli anni al fianco di Palermo “vivevo nella paura“, ma a causa di un sentimento forse troppo sincero “non sono mai riuscita a capire cosa stava succedendo” al punto che mai avrebbe immaginato “che il mio compagno potesse avere rapporti con lei”.
Ad oggi il più grande rimorso di Mariella è proprio legato al fatto che “potevo aiutarla e sarebbe viva”, se solamente avesse collegato il fatto che le figlia che “mi aveva detto che aveva un ritardo“, quella ferita da “ustione” con la quale si presentò a casa il giorno della sparizione della 22enne e il fatto che l’ex compagno “aveva atteggiamenti strani con mia figlia“; mentre conscia che nessuna condanna gliela restituirà, oggi chiede quanto meno che “[Palermo] dica dove sono le sue ossa” per portarle un “un fiore”.