TORNA A PARLARE (ED È SEMPRE PIÙ FREQUENTE) MARINA BERLUSCONI TRA PACE, TRUMP ED EUROPA
Un tempo sentire parlare Marina Berlusconi era un evento che la stampa avrebbe fatto a rissa pur di assicurarsi: con la dipartita del Cavaliere, gli interventi della plenipotenziaria primogenita, leader di Fininvest e Mondadori, si sono fatti più intensi anche per difendere i gli interessi della famiglia dagli attacchi semi quotidiani di sinistra e alcuni programmi tv. L’intervento di oggi però al “Foglio” ha un respiro internazionale molto più alto che non si sbaglierebbe a chiamarlo “discorso politico” a tutto tondo: dalla pace globale al rapporto tra Usa ed Europea, dal problema di un’Italia ancora non liberale al 100% ai tanti elementi definiti “temi etici” su cui Marina Berlusconi si conferma essere invece più a sinistra dello storico padre.
La chiacchierata con Claudio Cerasa insomma espone un pensiero tutt’altro che banale da cui per ora la prima figlia di Silvio Berlusconi non intende assolutamente “lanciarsi” in politica ma che magari tra qualche anno, girandosi indietro, si vedrà in queste parole un effettivo abbrivio ad una seconda carriera post-imprenditoriale. Sebbene Marina ritenga che il nuovo corso del Presidente americano non vada assolutamente demonizzato come aizza di continua la sinistra mondiale, è la stessa prima erede di Berlusconi a ritenere quanto sta avvenendo in America un potenziale pericolo per l’intero Occidente: «spero non diventi Trump il rottamatore dell’Occidente, demolendo tutto quello che gli Usa sono stati negli ultimi 80 anni». La guerra commerciale dei dazi, la distanza forte nei piani di pace e nei negoziati da condividere direttamente con gli altri partner globali (Cina, Russia, Ucraina, Israele) escludendo l’Europa, sul lungo periodo, potrebbe portare secondo Marina Berlusconi ad una potenziale divisione dell’intera comunità occidentale.
COME TRASFORMARE L’ITALIA IN UN PAESE DAVVERO LIBERALE: LA RICETTA DI BERLUSCONI M. CONTRO OGNI “PENDOLO”
È netta Marina Berlusconi nel ritenere necessario quanto stia facendo Trump nel dialogo rinnovato con Putin per provare a porre fine alla guerra in Ucraina, un compromesso è realmente inevitabile: solo che, aggiunge sempre nell’intervista al “Foglio”, «il conflitto non deve coincidere con la resa di Kiev e la vittoria di Mosca». Tradotto ancora in parole più semplici, se l’accordo che Trump e Putin verterà sulla “pelle” dell’Ucraina e della stessa Europa (sebbene gli Usa abbiano già fatto intendere che Kiev dovrà partecipare ai negoziati, tanto che Zelensky si recherà in Arabia Saudita al primo round di negoziati fissati per mercoledì prossimo), «ecco quello non sarebbe un bene».
Di contro però, la posizione di Marina Berlusconi seppur da piena convinta europeista come lo era il padre, non disdegna una frecciata notevole al vertice di Bruxelles che in questi anni si è rivelato ininfluente nello scacchiere internazionale: «se l’Europa verrà tagliata fuori dalla soluzione che sembra si stia profilando dovrà anche fare una seria autocritica», sottolinea nella lunga intervista sul Foglio del lunedì. In maniera similare alla imponente strigliata lanciata da Mario Draghi dalle colonne del FT questo weekend, anche per la n.1 di Fininvest l’Europa deve svegliarsi per essere più coesa, forte e capace di uscire dalla stagnazione di crescita e competitività. Così come l’Italia deve trasformarsi davvero un Paese liberale: giudica positivamente il Governo Meloni, anche se insiste si debba fare di più sulla riforma fiscale e sulla libertà da concedere al ceto medio.
In questo senso, occorre fermare il “pendolo” – come lo chiama la stessa Marina Berlusconi – con cui l’Europa rischia di consumarsi negli anni a venire: dopo un decennio di eccessi progressisti, ora si assiste alle convinzioni opposte in larga parte d’Europa. Serve rimanere saldi nel Centrodestra, invita la figlia di Silvio Berlusconi, essere conservatori senza farsi travolgere dalle tesi reazionarie: anche per questo la proposta (politica?) di Marina Berlusconi guarda ad una legislazione in tema di diritti che possa convergere verso l’area riformista della sinistra, dai matrimoni LGBTQ fino al diritto del Fine Vita. Qui scostandosi dalle convinzioni del fondatore di Forza Italia, la patron di Mondadori guarda con favore a quanto successo in Toscana, sebbene chiarisca che serva una legge nazionale e non regionale sul suicidio assistito: «chi è afflitto da una malattia incurabile e dolorosa debba avere il diritto di porre fine alla propria esistenza con dignità, ovviamente sulla base di una decisione presa in totale libertà». Più conservatrice rimane invece sulla maternità surrogata («niente utero in affitto», è mercificazione del corpo delle donne) e anche sulla cittadinanza ai migranti, «serve gradualità e un’integrazione ragionevole», altrimenti – chiosa Marina – la sindrome del “pendolo” potrebbe tornare a colpire ancora l’Italia e l’Europa.