Il discorso di Mario Draghi a Coimbra per il 18esimo summit del Cotec: le sfide che attendono l'Europa e le possibili soluzioni
C’era grande attesa attorno all’intervento odierno di Mario Draghi a Coimbra in occasione del 18esimo summit del Cotec al quale ha presenziato accompagnato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intrattenendo un lungo discorso davanti al re di Spagna e al presidente del Portogallo (oltre che ovviamente ad una folla di curiosi e addetti ai lavori) incentrato sulle sfide presenti e future che attendono l’Unione Europea: quelli di Mario Draghi sono – spiega lui stesso – dei veri e propri “consigli politici urgenti” che devono essere colti al più presto per evitare che il Vecchio Continente non riesca a reggere il passo con la modernità a le crescenti sfide geopolitiche.
Quasi ovviamente, il punto di partenza per Mario Draghi sono stati i recenti dazi imposti – e poi temporaneamente congelati – dal presidente USA Donald Trump che sono stati un vero e proprio “punto di rottura” degli equilibri commerciali globali, pur non avendo fatto altro che mostrare chiaramente dei “cambiamenti (..) in atto da diversi anni” e troppo a lungo ignorati: la risposta potrebbe essere quella di aprire l’Europa a nuovi mercati, salvo poi rimanere fermamente “delusi” quando si scoprirà che non sono in grado di “sostituire gli Stati Uniti”.
Secondo Mario Draghi – d’altra parte – è altrettanto “azzardato” pensare o supporre che il commercio con gli States “tornerà alla normalità dopo una rottura così grave” e l’unica strada da percorrere a suo avviso è quella di trovare una soluzione negoziale con Washington che attutisca leggermente l’impatto delle nuove tariffe; lavorando anche al contempo ad una nuova Europa in grado di “ridurre la sua dipendenza dalla crescita” americana, producendola da sé con i suoi mezzi e le sue capacità.
Il discorso di Mario Draghi: le criticità di un’Europa frammentata e le possibili soluzioni
Tanti i problemi europei che Mario Draghi ha esposto, partendo dal fatto – certamente drammatico – che “i nostri salari” non sono cresciuti come l’economia mondiale richiedeva, senza riuscire neppure a tenere il passo con “la nostra lenta produttività”: in tal senso il suggerimento è quello di dare una scossa al sistema eliminando tutte quelle dannose barriere che rallentano il “mercato interno” e frenano gli “investimenti”, rispolverando il caro vecchio “debito comune” che potrebbe stimolare la “crescita economica” e – di conseguenza – la “ricchezza [dei] cittadini”.
Altrettanto drammatica secondo Mario Draghi è la situazione energetica europea passata dalla (quasi) completa dipendenza dalla Russia ad una rapidissima – e a suo avviso tardiva – corsa verso le “energie rinnovabili”: più utile sarebbe – fermo restando l’abbattimento delle barriere commerciali già citato -, invece, lavorare al mercato dell’energia scollegando i prezzi delle rinnovabili da quelli del gas, stimolando gli investimenti e avviando una completa revisione dei mercati per capire quali siano le loro criticità.
Non manca poi – sempre ovviamente nel discorso di Mario Draghi – un riferimento all’innovazione sulla quale il Vecchio Continente “è rimasto indietro” a causa di un complesso e “frammentato (..) quadro normativo” che mal si concilia allo sviluppo tecnologico, suggerendo anche in questo caso di lavorare come un unico motore ben oliato composto da 27 pistoni che sappia garantire la “sovranità dei dati” dalla dipendenza da attori esteri; mentre l’ultimo punto affrontato da Mario Draghi è quello della Difesa con il contesto attuale in cui l’UE non conta nulla a livello militare dato che è frammentata in “27 eserciti senza una catena di comando” condivisa, con il suggerimento di arrivare al più presto ad un “piano di difesa comune“.