Dopo giorni di trattative, è arrivata la fumata bianca in Cdm sulla riforma della giustizia: soddisfatta Marta Cartabia. Intervenuta ai microfoni di Repubblica, la titolare della Giustizia ha spiegato che si tratta di un testo importante a vari livelli, a partire dalla ragionevole durata dei processi: «L’obiettivo di questa riforma è arrivare a sentenze definitive in tempi rapidi. Dopo un reato, è fondamentale garantire l’accertamento pieno dei fatti e delle responsabilità. E questo deve avvenire nei tempi giusti. C’è poi anche una ragione contingente: questa riforma è un impegno preso con l’Europa come condizione per ricevere i finanziamenti del Recovery fund».
Non sono mancate le difficoltà in Consiglio dei ministri e Marta Cartabia non ha nascosto il timore che si arrivasse in fondo senza l’accordo di tutti. La tensione era altissima, ha ammesso la Guardasigilli, che non ha risparmiato frecciatine: «La posta in gioco era molta alta, e questo si avvertiva in ogni richiesta di modifica, anche di una virgola: la partita politica si preoccupava delle proprie bandierine, ignorando i contenuti della legge».
MARTA CARTABIA: “NESSUNA ZONA DI IMPUNITÀ”
Parte della magistratura ha riservato severe critiche alla riforma della giustizia, ma Marta Cartabia ha sottolineato di aver sentito tutti prima di portare a compimento il testo, accogliendo suggerimenti e spunti. Basti pensare alla mediazione sulla prescrizione: «Io stessa ho dovuto accettare questa formula mista di prescrizione, per cercare una strada praticabile nel contesto dato. Mi sono convinta però che questa scelta possa funzionare bene nel concreto». La bontà della riforma è fuori discussione, ha precisato Marta Cartabia, tanto da considerare il testo l’inizio di un cambiamento per il Paese. Un testo che non comprende zone di impunità: «Assolutamente nessuna. Partiamo dai fatti: i termini che abbiamo messo sono raggiungibilissimi, alla luce dei dati statistici. Inoltre, tra le correzioni apportate da ultimo, ascoltando le richieste dei magistrati, c’è quella di prevedere un regime transitorio che ci consente di arrivare gradualmente agli obiettivi da raggiungere, che sono quelli fissati dalla legge Pinto per la ragionevole durata del processo. Quindi la nostra legge non produce alcuna zona di impunità. Ma vorrei anche far notare che la prima forma di impunità sono i processi che non terminano mai. Perché se il processo non si chiude i responsabili non sono assicurati alla giustizia e anche la custodia cautelare giustamente ha un limite».