Martiri cattolici, uccisi per la loro fede durante i momenti più bui del secolo scorso: questo è il tema del nuovo decreto firmato da Papa Leone XIV, che ha autorizzato il Dicastero per le Cause dei Santi a rendere pubblica la beatificazione di 175 nuovi testimoni della fede e il riconoscimento delle virtù eroiche di altri quattro venerabili. La Chiesa si prepara così a ricordare e onorare sacerdoti, seminaristi, religiosi e laici che tra il 1936 e il 1945 hanno affrontato persecuzioni violente, fucilazioni, torture e umiliazioni pur di non rinnegare la loro appartenenza al Vangelo.
Si tratta di 124 martiri spagnoli assassinati nel clima della Guerra civile, e di 50 uccisi dai nazisti in Francia durante la Seconda Guerra mondiale, spesso nei campi di concentramento; martiri come don Manuel Izquierdo Izquierdo e 58 suoi compagni nella diocesi di Jaén furono assassinati dai miliziani repubblicani, che durante la guerra civile diedero vita a una vera e propria persecuzione religiosa, distruggendo chiese, arrestando sacerdoti, laici impegnati e consacrati, rei soltanto di essere membri attivi della Chiesa.
La stessa sorte toccò ad Antonio Montañés Chiquero e ad altri 64 uomini e donne, fra cui anche 9 laici, che non abbandonarono le parrocchie nemmeno quando la repressione si faceva più brutale, alcuni di loro chiesero di essere uccisi per ultimi, per avere il tempo di confessare i compagni; il riconoscimento, oltre a riportare alla luce una memoria a lungo taciuta, celebra la scelta di restare fedeli alla propria vocazione anche davanti alla violenza, senza vendetta né fuga, spesso pregando per i propri carnefici.
Martiri uccisi dai nazisti: la Chiesa riconosce anche 50 vittime francesi della persecuzione anticristiana
Martiri anche nella Francia occupata dal Terzo Reich, tra il 1940 e il 1945, lì il regime nazista, ostile a ogni forma di apostolato cattolico, arrivò a imprigionare e uccidere decine di sacerdoti, religiosi e laici impegnati che seguirono volontariamente gli operai francesi deportati in Germania, nel tentativo di offrire sostegno morale e spirituale; a loro è oggi riconosciuto il martirio formale e tra questi, il presbitero Raymond Cayré, il frate Gérard-Martin Cendrier, il seminarista Roger Vallée, il laico Jean Mestre e 46 compagni che pagarono con la vita la loro dedizione.
Alcuni vennero arrestati per “attività sovversiva”, altri morirono per le condizioni disumane nei lager, ma tutti furono perseguitati in quanto testimoni della fede cristiana, e per questo considerati martiri a pieno titolo. Tra questi anche un beato proclamato per un miracolo: è il caso del sacerdote spagnolo Salvador Valera Parra, vissuto nel XIX secolo, che durante un’epidemia di colera si distinse per il coraggio con cui assistette i malati e a lui viene attribuita la guarigione straordinaria di un neonato negli Stati Uniti, salvato nonostante un quadro clinico disperato, un evento inspiegabile, riconosciuto come miracoloso dopo lunghe indagini.
Papa Leone XIV ha poi dichiarato venerabili quattro figure diverse per contesto, vocazione e percorso: il giovane missionario Raffaele Mennella morto a 21 anni per tubercolosi, il diacono brasiliano João Luiz Pozzobon, conosciuto per la sua intensa attività apostolica, la religiosa sarda suor Teresa Tambelli, educatrice e madre dei poveri durante il fascismo e la guerra, e la laica consacrata Anna Fulgida Bartolacelli, malata e costretta su una carrozzina ma instancabile nell’apostolato e con questo atto, la Chiesa rilancia la memoria dei martiri come esempio di resistenza spirituale in tempo in cui la violenza ideologica si fa sempre più strada.