Tra il 2 e il 3 settembre 1792 circa 800 sacerdoti francesi vennero uccisi in quattro prigioni di Parigi. Tra di loro anche diversi vescovi. Un massacro in odio alla fede cattolica nel pieno di quella rivoluzione che si può benissimo paragonare a quella sovietica, per stile, le uccisioni di persone innocenti, e tentativo di sradicare la fede cattolica. Sono chiamati Beati martiri delle stragi di settembre. Il motivo di tanto odio, proprio come succedeva in Russia e tutt’oggi in Cina, fu il rifiuto da parte dei sacerdoti di giurare fedeltà alla Costituzione repubblicana e rifiutare obbedienza alla Chiesa di Roma. Il 10 marzo 1791 papa Pio VI definì il decreto “eretico, contrario alla fede cattolica, sacrilego”. L’anno successivo l’accusa di essere traditori della patria venne estesa a ogni sacerdote, a prescindere se avesser prestato giuramento o no. Lo scorso 25 agosto l’arcivescovo Celestino Migliore, rappresentante del papa in Francia ha ricordato il massacro in una meditazione pubblicata dalla diocesi di La Rochelle et Saintes il 25 agosto.
PIU’ CRISTIANI UCCISI OGGI CHE IN TUTTI I SECOLI PRECEDENTI
Il diplomatico è stato l’invitato d’onore del pellegrinaggio a Île Madame, che commemora ogni anno il martirio di oltre 800 sacerdoti durante la Rivoluzione Francese. E’ dal 1910 che la diocesi di La Rochelle et Saints ricorda l’evento, l’uccisione di 829 presbiteri che si rifiutarono di giurare. Nel 1995, Papa Giovanni Paolo II ha beatificato Jean-Baptiste Souzy e i suoi 63 compagni dopo averne riconosciuto il martirio. Nel corso del suo discorso l’arcivescovo ha dichiarato che “Ci sono stati più cristiani martirizzati nel secolo scorso che in tutti quelli precedenti”, e la tendenza non mostra segni di diminuzione, ha segnalato l’arcivescovo Migliore nella sua meditazione. E’ in corso, ha aggiunto una rivoluzione invasiva e galoppante che propone di cambiare non solo le condizioni di vita ma l’uomo stesso attraverso la tecnologia. La gentilezza di Dio “ci porta a mettere un limite alla nostra tendenza ad affermarci davanti agli altri, a decidere per loro, a parlare sempre, a voler avere un controllo assoluto su ciò che accade intorno a noi”, ha concluso il diplomatico, per il quale si tratta di “un’alternativa efficace al cammino della violenza, che al giorno d’oggi viene spesso vista come l’unico modo per ottenere risultati”.