PROCURA DI NAPOLI CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE (DOPO TRE ANNI) PER MASSIMO D’ALEMA SUL CASO DELLE ARMI VENDUTE IN COLOMBIA
Dopo tre anni di inchieste e indagini sulle armi vendute in Colombia, la procura di Napoli guidata dal magistrato Nicola Gratteri, a sorpresa, ha chiesto la piena archiviazione per Massimo D’Alema e per tutti gli indagati (dall’ex ad di Leonardo, Alessandro Profumo fino all’avvocato Umberto Bonavita). L’ex Premier dei Pds era finito sotto inchiesta per una serie di trattative portate a termine con un ex paramilitare (tal Edgar Ignacio Fierro Flore), condannato a 40 anni di carcere per crimini commessi quando era alla guida delle famigerate AUC in Colombia, un gruppo paramilitarista di estrema destra: il caso era poi stato sollevato a livello pubblico dall’inchiesta giornalistica de “La Verità” che per mesi, assieme anche a “Striscia la notizia”, aveva accumulato prove sulla presunta corruzione internazionale di D’Alema e dei professionisti collegati all’ex leader della sinistra italiana.
Ora però tutto potrebbe concludersi in un nulla di fatto dato che per il pm Gratteri non vi sarebbero gli estremi per portare a processo l’intero caso sulla trattativa per armi e fregate militari in Colombia: l’affare complessivo da 4 miliardi di euro avrebbe visto una percentuale (80 milioni circa) andare nelle tasche di D’Alema & Co., elemento che scatenò le inchieste della Procura di Napoli e che oggi però, 3 anni dopo, di fatto quasi rinnega. Dopo gli scoop del quotidiano di Maurizio Belpietro l’affare alla fine saltò e con esso anche i presunti tentativi di tangenti che venivano accennati all’interno di svariate intercettazioni: a domanda diretta di Giacomo Amadori de “La Verità”, la Procura di Napoli replica che la richiesta di archiviazione è stata presentata pochi giorni fa e che ora si attende la decisione finale del gip che potrebbe confermare l’archiviazione o forzare la mano e andare a processo con il carico di prove e materiali attualmente esistenti.
COSA PUÒ LEGARE I CASI D’ALEMA E ALMASRI E PERCHÈ MOLTO DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP
Escludendo del tutto che Gratteri possa avere qualche legame con il mondo della sinistra politica, così come non sono note le spiccati doti garantiste del super-magistrato di Napoli, i motivi dietro la richiesta di archiviazione per Massimo D’Alema sono da ricercare probabilmente nel carico “sgonfiato” degli elementi a disposizione: come ipotizza la stessa “Verità”, potrebbe non essere stata trovata la prova regina della piena consapevolezza dell’accordo corruttivo, così come un’altra possibile spiegazione è legata alla sequela della nuova riforma Cartabia che invita gli inquirenti a non procedere a giudizio se non vi si trova in “odore” di condanna finale (e in questo caso molti dei testimoni chiave sono residenti in Colombia e Sud America, del tutto impossibilitati a partecipare ad un processo italiano).
Il punto però affrontato dalla richiesta di Gratteri è che davanti ad una trattativa tra esponenti politici italiani e un paramilitare dal passato losco e ricco di crimini umanitari, non è per forza condannabile la parte politica: ebbene, nelle settimane in cui diviene sempre più roboante la polemica contro il Governo Meloni per la presunta trattativa con la Libia sulla liberazione del comandante Almasri (per cui la Procura di Roma indaga la Premier e due Ministri, Piantedosi e Nordio), l’epilogo della vicenda D’Alema con la prossima decisione del Gip potrebbe essere importante anche per il caso che inguaia mezzo esecutivo italiano. Come spiega ancora Amadori, la vicenda sulle armi in Colombia è una sorta di «precedente istruttivo» per il caso Almasri, ancora tutt’altro che chiuso e con nuove “puntate” attese forse già nelle prossime settimane. Alla fine il tema è tutto qui: per ragioni di Stato, è possibile trattare con personaggi dalle dubbie virtù morali?