Un insegnante è stato denunciato con l’accusa di aver evaso 360mila euro derivanti dalla sua attività di youtuber. Si tratta di Massimo Taramasco, ingegnere e professore di Elettronica in un istituto tecnico individuato di militari del Gruppo di Savona. Ha un seguito importante, cinque canali YouTube e circa 37mila video pubblicati. L’uomo aveva interposto una società creata appositamente per i compensi derivanti dalla sua attività di youtuber, amministrata da lui stesso, ma questo accorgimento non è bastato per impedire l’intervento della Guardia di Finanza. L’insegnante gestiva i canali YouTube da circa 10 anni e li utilizzava per dispensare consigli sulle relazioni amorose. Come riportato da La Repubblica, fin dal 2010 teneva corsi sull’argomento, invitando ad apprendere tecniche di seduzione per far innamorare la persona desiderata.
Un’attività parallela a quella di insegnante e quindi di dipendente pubblico, che ha fatto scattare l’intervento dei militari e la denuncia per evasione fiscale. L’uomo, un 55enne che insegna a Savona, ha però respinto ogni accusa. Raggiunto da La Repubblica, ha affermato di aver “solo coltivato una mia passione” ma di “aver pagato al fisco tutto quanto dovuto attraverso la mia società”. E aggiunge che “sarà evidentemente un giudice” ad accertare se sia in debito nei confronti del fisco oppure se la sua situazione sia regolare.
Il prof indagato per soldi intascati da YouTuber
Massimo Taramasco secondo il fisco avrebbe guadagnato indebitamente 360mila euro dalla sua attività di youtuber. Nella sua abitazione, gli inquirenti hanno trovato attrezzi utilizzati per registrare i video e i documenti che attestano i pagamenti ricevuti per l’attività di youtuber. Un doppio lavoro che potrebbe costare caro all’insegnante e che per essere svolto regolarmente avrebbe dovuto essere autorizzata dall’Ente di appartenenza, a cui è obbligatorio rivolgersi per lo svolgimento di attività extra professionali. Come sottolinea il portale AvvocatoGratis, infatti, in caso sia necessario aprire una partita Iva per dichiarare i pagamenti ricevuti da YouTube e da altre piattaforme social, occorre attendere l’autorizzazione del dirigente scolastico.
Ma l’autorizzazione non basta, perché se l’attività è svolta in modo continuativo potrebbe essere necessaria anche la trasformazione del contratto di lavoro full time in un part time non superiore al 50% del monte orario. E in ogni caso l’attività di lavoro autonomo professionale non deve essere posta in essere in conflitto con gli interessi dell’amministrazione e con il principio del buon andamento, oltre a garantire il regolare svolgimento dell’attività di insegnante. Sentito da La Repubblica, l’insegnante di Savona ha dichiarato che “non sapevo di doverlo comunicare alla scuola”.
“Forse qualcuno invidioso dei miei successi…”
Poi al Corriere della Sera ha giudicato ingiusta l’accusa: “Ho pagato sempre le tasse e non capisco come faccio ad avere danneggiato l’erario. Anzi, pagando quasi il 50% dei miei introiti al fisco ho fatto un beneficio all’erario“. Non comprende neppure perché dovesse avvertire la scuola: “Per le opere d’ingegno e per far sapere alla gente le proprie idee non serve un permesso. Io ho messo su dei canali social e ho scritto dei libri“. A chi lo critica perché non dovrebbe dispensare consigli amorosi né fare lo psicologo o pedagogista, replica: “Questa è una mia passione, lo faccio da anni e tutti lo sanno. Non è disdicevole, (..) non è che faccio lo spogliarello. Lo faccio a titolo personale. Parlo di affettività come lo fanno i poeti, gli scrittori. Non sono uno psicoterapeuta, dispenso opinioni che tutti liberamente possono condividere o meno“. Ma Massimo Taramasco si è fatto un’idea di chi ci sia dietro: “Se qualcuno ha fatto lo sgambetto? Secondo me sì. Qualche invidioso dei suoi successi sui social? Può darsi“.