Si è parlato molto dei conti presentati questa settimana da Mediobanca. Numeri record sono stati definiti dall’AD Alberto Nagel, che alla stampa e agli esperti ha presentato ricavi in aumento (+6,8%), un utile netto superiore ai 660 milioni e un ROTE (ritorno sul capitale) arrivato al 14%.
A supporto dell’Istituto di piazzetta Cuccia sono arrivate anche le stime degli analisti del mercato, che hanno partecipato interessati alla presentazione di martedì e che non hanno risparmiato domande dettagliate ai relatori presenti. Nei loro ultimi report Equita ha aumentato il proprio target price su Mediobanca da 18,6 a 19,5 euro, Banca Akros da 15,2 a 17,6 euro, e Barclays ha rivisto il suo target price da 15,6 a 16,4 euro. Numeri che ribadiscono anche quanto fatto intendere da Nagel: Mediobanca non è in crisi di risultati.
Al contrario, nonostante un Ops da parte di Mps che potrebbe far vacillare alcuni investitori e, soprattutto, il mercato, questi risultati ribadiscono che il modello di business attuale, oltre a funzionare, continua a generare ricavi. Un elemento che non può che riaprire i dubbi da parte della riuscita dell’operazione, al punto che la forbice tra i due istituti in questi giorni continua ad allargarsi.
Oggi a Montepaschi servirebbero 1,8 miliardi di euro solo per pareggiare l’offerta, senza parlare della quota del premio per gli investitori che, stando a stime del mercato, potrebbe tranquillamente costringere l’istituto senese a superare i 3 miliardi di euro. Cifre che difficilmente potrebbero essere raggiunte durante la prossima assemblea dei soci di Mps, che dovrebbe approvare un aumento di capitale difficilmente realizzabile.
Numeri, esperti e mercato sembrano quindi concordare sulla necessità per piazzetta Cuccia di proseguire da sola nelle proprie attività. La solidità innegabile e i rischi dell’operazione lasciano solo dubbi su come Mps voglia proseguire, considerando la lontananza tra i piani industriali, finanziari, i numeri dei due istituti e i soldi già persi dai contribuenti. Dal lancio dell’Ops, infatti, il Mef sembra aver già perso 84 milioni di euro, soldi pubblici che sembrano poco rispetto ai 7 miliardi utilizzati per ricapitalizzare l’istituto senese in questi anni. La speranza è che qualcuno capisca che l’interesse di pochi in questa strana operazione non prevalga sul bene di tutti gli altri contribuenti.
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