Il perdono è da sempre un dilemma che affligge la storia dell’uomo: è giusto perdonare in determinati casi? Si dibatte da tempo sul tema, con chi spinge verso la clemenza, e chi invece è convinto che in situazioni precise è pressochè impossibile, si pensi ad esempio all’uccisione di un figlio. Della questione ne ha parlato ampiamente sul quotidiano Libero, Melania Rizzoli, medico, scrittrice e politico della regione Lombardia, che scrive: “Definire il perdono non è semplice, perché si tratta di un complesso fenomeno affettivo, cognitivo e comportamentale nel quale le emozioni negative e il giudizio verso il colpevole vengono volutamente ridotti, ed è un processo nel quale la vittima sceglie volontariamente di ampliare il senso di comprensione e di porsi in una posizione diversa od opposta rispetto a quella istintiva vendicativa”. La Rizzoli ricorda come non tutti siano disposti a perdonare, “ritenendo ciò un atto di debolezza anziché di forza e di coraggio”, ma così facendo rischiano di rimanere “avviluppate in uno stato emotivo tossico e intrappolate in un concentrato di infelicità e stress cronico”.
MELANIA RIZZOLI: “IL PERDONO E’ RIVOLTO SOPRATTUTO A SE STESSI”
Alcuni poi, ricorda sempre la dottoressa, sanno perdonare solo dopo aver ottenuto vendetta, per altri invece, quando “insistono regole morali, religiose o sociali che creano pressione psicologica e condizionano il soggetto nel modo di reagire ad un’ingiustizia”. Vi sono poi coloro che perdonano a prescindere, o “per esprimere o sottolineare il proprio amore incondizionato”. La capacità di perdonare, prosegue l’esperta, “riguarda anche l’atteggiamento che una persona può avere verso se stessa, qualora sia la responsabile di un’azione dannosa verso altri e necessiti di liberarsi di un peso morale. Si può essere responsabili di aver contribuito a provocare un torto più o meno intenzionalmente, e quando ci si sente colpevoli del proprio vissuto il perdono deve essere rivolto soprattutto verso se stessi”. Esistono a riguardo numerosi studi che sottolineano una correlazione fra il perdono e il benessere psicologico: perdonare fa bene alla mente.
“SAPER PERDONARE RIDUCE LE EMOZIONI NEGATIVE”
“Saper perdonare infatti – prosegue la Rizzoli – riducendo la spirale di emozioni negative che intervengono quando si subisce un torto, significa ridurre la ruminazione, il rancore, la rabbia e tutte quelle emozioni deleterie che non aiutano a superare l’evento negativo, ma al contrario contribuiscono a peggiorare la propria salute psico-fisica”. Senza dimenticare poi i benefici fisici che comporta il perdono: “L’incapacità di clemenza ha effetti negativi anche su quello fisico, poiché é dimostrato scientificamente che le emozioni negative quale rabbia, ostilità e risentimento influiscono gravemente sulla salute, aumentando la pressione sanguigna e di conseguenza l’incidenza di disturbi cardio-vascolari”. Influenze anche nelle qualità del sonno, “Poiché la ruminazione ossessiva, manifesta o repressa, compromette lo stato di salute generale, diurno e soprattutto notturno”. Insomma, perdonare, soprattutto in alcuni casi, è complicato e a volte impossibile, ma una volta perdonato la persona sta decisamente meglio con se stessa.