Il melanoma è la forma più pericolosa di cancro della pelle, ma se individuato tempestivamente, si può guarire definitivamente con la sola asportazione chirurgica. I riflettori su questa patologia si sono riaccesi dopo la morte di Rossano Rubicondi, che ne soffriva, ma è un tumore molto diffuso, è il terzo più diffuso. I casi infatti sono in crescita da tempo, mentre l’età media di chi ne soffre si abbassa. Ci sono però dieci regole per arrivare alla diagnosi precoce che consente a 9 pazienti su 10 di guarire. Il decalogo è stato stilato dagli esperti nell’ambito del progetto “Bersaglio Melanoma”, di cui si è discusso a Torino in occasione del congresso annuale dell’Intergruppo Melanoma Italiano, di cui Ignazio Stanganelli è presidente. «Stiamo parlando del più aggressivo dei tumori della pelle, che può essere letale se riconosciuto in ritardo. Sono quasi 15mila i nuovi casi registrati in Italia nel 2020: la diagnosi precoce è decisiva per salvarsi la pelle», le sue parole riportate dal Corriere della Sera. Il decalogo per la diagnosi precoce è stato stilato nei mesi scorsi e prevede in primis visite specialistiche entro 30 giorni dal sospetto.
MELANOMA, IL DECALOGO PER LA DIAGNOSI PRECOCE
Il decalogo prevede anche l’uso costante del dermatoscopio, visita di screening approfondita, interventi chirurgici e refutazione istologica tempestivi, comunicazione medico-paziente adeguata, uso del test molecolare BRAF, approccio multidisciplinare alle cure e follow-up. Il rispetto dei tempi prestabiliti nella somministrazione degli esami diagnostici e nella consegna dei risultati è fondamentale tanto quanto la comunicazione tra medico e paziente, che va migliorata secondo Ignazio Stanganelli, perché «circa la metà dei malati deve ritirare l’esito dell’esame istologico presso uno sportello: nelle raccomandazioni invece si consiglia che la diagnosi sia comunicata direttamente dal medico al suo assistito». Le cose cambiano notevolmente quando il melanoma progredisce ai linfonodi vicini o se è già in fase metastatica, come nel caso di Rossano Rubicondi. Ma grazie a nuovi farmaci la situazione è migliorata anche per i casi più complessi. «Il melanoma è una forma di tumore sempre più curabile e guaribile», ha spiegato Stanganelli che, come riportato dal Corriere della Sera, ritiene che l’Australia sia un esempio positivo perché «negli ultimi anni è riuscita a ridurre drasticamente i nuovi casi di melanoma grazie anche a iniziative rivolte all’intera popolazione».
LE POSSIBILI CAUSE
Bisogna, dunque, favorire la diagnosi precoce ma anche incentivare campagne di prevenzione per informare i cittadini sul melanoma, quindi sulle regole della corretta esposizione al sole, i rischi legati all’uso delle lampade solari. Ma va anche evidenziata l’importanza del controllo regolare dei nei da parte del dermatologo. I raggi UV danneggiano il Dna delle cellule della pelle e provocano mutazioni genetiche che, nel lungo periodo, possono causare la formazione di un tumore della pelle, sebbene spesso il melanoma compare in zone generalmente meno esposte al sole, come tronco o pianta dei piedi. Si spiega anche così il fatto che lampade e lettini abbronzanti soMelanoma: 10 regole per la diagnosi precoce, sintomi e cura/ “Cosi si può guarire”no stati inclusi nell’elenco delle sostanze cancerogene per l’uomo e in Italia sono vietati ai minorenni. Ma hanno maggiore probabilità di avere un melanoma anche coloro che hanno numerosi nei congeniti o acquisiti, soprattutto se di grandi dimensioni.
SINTOMI E COME SI CURA
Il segno principale del melanoma è il cambiamento nell’aspetto di un neo o la comparsa di uno nuovo. Quindi, bisogna fare attenzione all’asimmetria nella forma, ai bordi irregolari e indistinti, al colore variabile, alle dimensioni in aumento, all’evoluzione del neo e se sanguina, prude o è circondato da un nodulo o da un’area arrossata. Per quanto riguarda il trattamento, le opzioni sono molteplici. La prima è la chirurgia, ma negli ultimi anni lo sviluppo dell’immunoterapia e della terapia a bersaglio molecolare ha ridotto l’utilizzo della chemioterapia nella malattia avanzata- Come riportato dall’Airc, sono in corso studi sulla combinazione delle terapie o l’integrazione con altri trattamenti disponibili. La scelta della cura però dipende dall’estensione della malattia, dalla necessità o meno di una rapida risposta, da eventuali patologie concomitanti. La radioterapia è usata in presenza di metastasi ossee oppure cerebrali. Ci sono poi terapie loco-regionali con farmaci in dosi particolarmente elevate in aree che è possibile isolare dal resto dell’organismo, come per esempio gli arti. Le più usate comunque sono la perfusione isolata dell’arto e l’elettro-chemioterapia.