Mélenchon attacca capitalismo e socialdemocrazia e propone rivoluzione cittadina. Difende le posizioni su Gaza e Nato e sogna la VI Repubblica in Francia
Jean-Luc Mélenchon – leader di La France Insoumise – ha rilanciato la sua visione rivoluzionaria in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera a Parigi, definendo il capitalismo “un sistema superato” e la socialdemocrazia “un fallimento storico” e – secondo lui – questo sarebbe dimostrato dal crollo del Partito Comunista Italiano negli anni ’90, un partito che – come ha spiegato – “lucidò le scarpe per sembrare rispettabile” aderendo al modello socialdemocratico nel momento peggiore della sua storia.
Ha anche espresso giudizi negativi sul Partito Democratico italiano, considerandolo “un vuoto che non convince” e all’interno del suo libro Ribellatevi! in uscita il 16 maggio, Mélenchon delinea le linee di una “rivoluzione dei cittadini” che miri a riprendere il controllo dei servizi pubblici e a contrastare quella che definisce l’oligarchia; riguardo a Marine Le Pen – invece – ha ribadito la differenza fondamentale tra il suo popolo, che per lui è di natura genetica, e il suo, che è sociale, rimarcando che mentre la leader del Rassemblement National divide, lui cerca di unire.
In merito alle accuse di antisemitismo, il leader dei ribelli francesi ha spiegato che tali accuse sono strumentali, mosse da chi non è in grado di fare distinzione tra una critica legittima a Netanyahu e l’odio verso gli ebrei per poi aggiungere che oggi il vero razzismo – secondo lui – è quello contro i musulmani, vittime di aggressioni e discriminazioni; sulla scena geopolitica, ha criticato il ruolo della Nato e la difesa europea dichiarando che il suo obiettivo sarebbe quello di uscire dall’alleanza per costruire un’economia di pace e ha accusato Macron di guidare una “contro-rivoluzione neoliberista”.
Mélenchon sull’identità culturale: “La Francia è un laboratorio di futuro”
Nel suo discorso, Mélenchon ha rivendicato la “creolizzazione” come l’identità culturale della Francia, considerandola il Paese più “creolo” d’Europa, un miscuglio che arricchisce la nazione facendo riferimento all’eredità linguistica di Francesco I e alla passione per la pizza come esempi emblematici di questo fenomeno e affermando in modo convinto come la Francia sia un vero e proprio laboratorio di fusione culturale.
Per lui, la crisi climatica è il “granello di sabbia” che potrebbe far crollare l’intero sistema e ha auspicato una pianificazione ecologica che veda i cittadini come protagonisti; la sua visione di rivoluzione – ha spiegato -non è ideologica ma concreta, puntando a un rafforzamento dei poteri locali e a una minore centralizzazione dello Stato.
Sul piano internazionale, Mélenchon ha chiarito di non nutrire alcuna simpatia per Putin, affermando che la sua visita a Mosca era motivata esclusivamente dal desiderio di incontrare l’opposizione di sinistra, non il Cremlino e ha anche criticato l’Europa per la sua subalternità agli Stati Uniti esprimendo un giudizio negativo nei confronti di Ursula von der Leyen, accusandola di finanziare armi invece di lottare per cause più fondamentali come l’acqua e la salute; in vista di un possibile mandato all’Eliseo nel 2027, Mélenchon ha immaginato la creazione di una VI Repubblica, in cui un’Assemblea Costituente prenderà le decisioni essenziali, incluso un referendum revocabile.
Come simbolo del suo distacco dalla presidenza, ha affermato che avrebbe gettato le chiavi della presidenza nella Senna – nel frattempo – gli Insoumis continuano a chiedere le dimissioni di Macron, accusato di essere “illegittimo” dopo le elezioni anticipate e di aver ricevuto il sostegno tanto del Partito Socialista quanto dell’estrema destra, tradendo così la democrazia.