Dunque anche la premier Giorgia Meloni, quasi un mese dopo il capo dello Stato Sergio Mattarella, ha ottenuto ieri il privilegio di essere ricevuta in udienza da Papa Leone XIV. Con lei anche i vicepremier Salvini e Tajani. Visita di rango inferiore rispetto a quella presidenziale, come ha certificato l’abbigliamento del pontefice che ieri non indossava mozzetta e stola rosse portate nella precedente occasione, evidentemente ritenuta più solenne.
Al centro dei colloqui, stando almeno alle note ufficiali della Sala stampa vaticana e di Palazzo Chigi, ci sono stati argomenti di politica estera. Solo nell’incontro successivo con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, si sarebbe parlato anche dei rapporti bilaterali tra Italia e Santa Sede, probabilmente includendo le novità relative all’8 per mille introdotte unilateralmente dal governo (particolarmente attivo era stato il ruolo del sottosegretario Alfredo Mantovano, presente ieri all’udienza) e duramente contestate dal presidente dei vescovi italiani, cardinale Matteo Zuppi.
Quanto ai temi internazionali, il Vaticano ha “rilevato il comune impegno per la pace in Ucraina e in Medio Oriente e l’assistenza umanitaria a Gaza”. È una sottolineatura importante, visto che soltanto 10 giorni fa la premier ha preso una posizione netta contro l’azione militare di Tel Aviv nella Striscia di Gaza. “La legittima reazione di Israele a un terribile e insensato attacco terroristico sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente”, ha detto la Meloni durante le comunicazioni rese alla Camera in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno.
Ma evidentemente, se ieri c’era qualcuno che aveva da insegnare all’altro l’arte della diplomazia, questi era il Papa. Il governo italiano non si è discostato dagli altri esecutivi europei quando si è trattato di inviare armi in Ucraina e ora si è allineato convintamente alla decisione dei partner Ue di aumentare gli investimenti per la difesa. Non si è registrato un particolare attivismo di Palazzo Chigi nei dialoghi con le parti in guerra per favorire una tregua nei conflitti in corso.
Viceversa Papa Leone in questi due mesi ha tessuto una fitta trama di udienze e colloqui, tra cui la telefonata con Putin, al quale è stato chiesto un “gesto concreto” di distensione con l’Ucraina. Si attende ora una vera svolta e un intervento del governo che possa mettersi nella scia della posizione vaticana. Chissà che la riapertura di un canale di interlocuzione costruttiva con Mosca non possa contribuire, in futuro, ad un diverso approccio di politica energetica. Le imprese italiane ne avrebbero tanto bisogno.
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