Uno dei motivi per i quali nei paesi con livelli bassi di igiene siano stati riscontrati meno casi di Covid e tassi di mortalità più bassi potrebbe essere il fatto che la trasmissione del coronavirus avviene per via oro-fecale, non vi è un’infezione del sistema respiratorio. A suggerire tale ipotesi è lo studio di Nathan Rothschild, del Dipartimento di Biotecnologia del Tel-Hai College, in Israele, e pubblicato ieri sulla rivista Cureus Journal of Medical Science. L’ipotesi è che, dunque, è che l’agente patogeno passi dalle feci di un individuo malato (o portatore sano) all’apparato gastrointestinale di un individuo sano. Invece, nei Paesi con livelli alti di igiene la trasmissione più comune è quella area, quindi mediante goccioline e aerosol più piccoli. Dunque, per il ricercatore questa ipotesi potrebbe spiegare in parte le differenze sopracitate, ma andrebbe comunque approfondita, in quanto «comprendere le somiglianze e le differenze tra i due tipi di infezione potrebbe aiutare a capire le diverse risposte immunitarie negli individui che soffrono di sintomi lievi e gravi di COVID-19».
Inoltre, potrebbe aiutare ad arrivare ad «un migliore trattamento della COVID-19», oltre che a sviluppare «tecniche di vaccinazione migliori». A tal proposito, infatti, nello studio si sottolinea «la necessità di sviluppare vaccini orali che possono presentare migliori risultati di immunità per la pandemia di COVID-19».
MENO CASI E MORTI COVID? DIPENDE DA TIPO CONTAGIO
«In questo lavoro, si suggerisce che l’infezione fecale-orale da SARS-CoV-2 è più comune in condizioni di scarsa igiene rispetto all’infezione respiratoria, e che un’alta percentuale di coloro che sono infettati dal virus per via fecale-orale sono asintomatici», scrive Nathan Rothschild. Tale ipotesi è supportata dal fatto che l’infezione nell’intestino «sembra generalmente causare sintomi minori», se non nessuno. In tale studio si spiega anche che «la ridotta mortalità riportata nei pazienti con COVID-19 che presentano sintomi gastrointestinali può essere legata all’assenza di una risposta pro-infiammatoria nel tratto gastrointestinale nonostante il rilevamento della SARS-CoV-2». Ma le ipotesi sono diverse. Ad esempio, le IgA intestinali sono per lo più dimeriche: queste sono risultate 15 volte più potenti contro la Sars-CoV-2 rispetto alle IgA monomeriche.
L’ESPERIMENTO SUI CRICETI
C’è poi un esperimento condotto sui criceti siriani (noti anche come criceti dorati) da cui è emerso che la gravità del Covid e l’efficienza della trasmissione del virus sono aumentate quando questa avviene per via aerea. Invece l’esposizione con fomiti (oggetto inanimato che, se contaminato o esposto a microrganismi patogeni può trasferire una malattia infettiva a un nuovo ospite, ndr), che assomiglia in parte alla trasmissione oro-fecale, ha mostrato una replicazione ritardata nel tratto respiratorio ed è associata ad una patologia polmonare meno grave. Da qui la conclusione che «la trasmissione oro-fecale dell’infezione da SARS-CoV-2 abbia come risultato una minore gravità rispetto all’infezione primaria del sistema respiratorio».