Mensa scolastica o pasto da casa? A chiarire quale sia l’indirizzo che gli istituti possono o non possono perseguire, è stato il TAR del Piemonte, che ha confermato quelle che per anni sono state le indicazioni dell’ANCI. Come ha comunicato l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, il Tar ha proprio affermato che la decisione spetta agli istituti, che possono decidere di vietare alle famiglie di far portare il pranzo da casa ai propri figli.
La presidente della Commissione Istruzione, Politiche educativa e edilizia scolastica dell’ANCI Cristina Giachi, commentando la decisione del TAR Piemonte 3 dicembre 2019, n. 934, aveva affermato: “La decisione del TAR Piemonte conferma la correttezza della posizione espressa in questi anni dall’ANCI che ha sempre affermato l’importanza della refezione scolastica, valorizzandone la funzione educativa. In tale servizio, infatti, non solo ci si prende cura del benessere di piccole cittadine e cittadini, ma si insegna la socializzazione e l’uguaglianza, nell’ambito di un progetto educativo comune a tutti”.
Mensa scolastica: la sentenza del TAR del Piemonte
Nel dettaglio, il TAR del Piemonte aveva respinto un’istanza cautelare che chiedeva l’annullamento di una delibera del Consiglio di un istituto torinese che aveva negato alle famiglie la possibilità della consumazione di pasti preparati a casa, nell’istituto scolastico. La famiglia, avendo deciso di non aderire al servizio di ristorazione collettiva fornito dal Comune, aveva presentato all’amministrazione istanza di autorizzazione al pasto preparato in casa. Il Tar ha stabilito che: “La Corte di Cassazione con la sentenza n. 20504 ha escluso la sussistenza di un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all’autorefezione individuale nell’orario della mensa e nei locali scolastici”.
In conclusione, non esiste un diritto soggettivo perfetto all’autorefezione ossia al pasto da casa. Tale modalità può essere richiesta ma allo stesso modo può essere negata dalla scuola quando vi siano oggettive difficoltà organizzative ed economiche. Tra le motivazioni del rifiuto, anche la presenza di un progetto educativo. Questo, infatti, trasforma il momento del pasto collettivo uguale per tutti in un’occasione formativa.