La nuova revisione del mercato unico UE da parte della Commissione non piace a Confartigianato e Cna: temono che le PMI passino in secondo piano
Le recenti discussioni avviate dalla Commissione Europea per revisionare il funzionamento del mercato unico UE stanno aprendo un piccolo caso con Confartigianato e CNA che ritengono particolarmente preoccupante il documento programmatico rinominato “Omnibus IV”, che mira a creare una nuova entità giuridica differente dalle PMI e dalle grandi imprese per incoraggiare la crescita e lo sviluppo da parte degli imprenditori europei: una classificazione che – secondo le associazioni citate prima – rischia di far passare in secondo (o anche terzo) piano le PMI, che sono una parte particolarmente importante del tessuto imprenditoriale italiano.
Partendo dal principio, qui vale giusto la pena soffermarci sul documento Omnibus della Strategia per il mercato unico UE recentemente presentata dalla Commissione: l’idea sarebbe quella di creare una nuova categoria che dia un contorno giuridico alle cosiddette small mid-caps – ovvero le piccole imprese a capitalizzazione media, che hanno meno di 750 dipendenti e un fatturato inferiore a 150 milioni – in modo da estendere anche a loro le attuali deroghe già concesse a quelle piccole (attualmente classificate sotto i 250 dipendenti); il tutto tagliando qualcosa come 400 milioni di euro complessivi di costi amministrativi attualmente in seno agli imprenditori.
L’allarme di Confartigianato e CNA: “La revisione del mercato unico rischia di marginalizzare le PMI”
Complessivamente, la Commissione ipotizza di concedere alle small mid-caps la possibilità di evitare l’obbligo sui registri per il trattamento dei dati personali, riducendo anche alcuni oneri (come quelli sui gas fluorurati) e tutti quegli obblighi di conformità che attualmente scoraggiano migliaia di imprenditori dal fare il passaggio da PMI a grande impresa: ipotesi – dicevamo già prima – che non piacciono a Confartigianato e CNA, recentemente intervenute in un comunicato congiunto per chiedere chiarezza alla Commissione.
Secondo le due associazioni di rappresentanza, infatti, per quanto sia condivisibile la necessità di “avere una definizione ad hoc per le small mid-cap”, è altrettanto importante evitare che diventi una scusa per “inquinare (…) la definizione” di PMI: il rischio – scrivono – è quello di “sottrarre attenzioni e risorse alle micro e piccole imprese”, facendo passare il messaggio che sia necessario crescere dimensionalmente per avere accesso alle risorse europee; il tutto ignorando, peraltro, che le PMI hanno “necessità e bisogni completamente diversi” dalle controparti più grandi.