Merz elogia Israele per gli attacchi all’Iran: “Fa il lavoro sporco per noi” e apre il caso diplomatico dentro e fuori la Germania
Le parole del cancelliere tedesco Friedrich Merz, pronunciate con decisione durante un’intervista a margine del vertice del G7 in Canada, hanno rapidamente oltrepassato i confini della diplomazia per diventare terreno di scontro politico: “Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi” ha dichiarato, riferendosi con rispetto, ma anche con evidente approvazione, agli attacchi effettuati da Tel Aviv contro obiettivi militari iraniani, considerati una minaccia non solo per lo Stato ebraico ma, come ha specificato, per l’intero Occidente.
Secondo Merz, Israele non sta soltanto difendendo se stesso ma anche gli interessi strategici e la sicurezza dei Paesi alleati, Germania inclusa – il cancelliere ha affermato che anche l’Europa, e in particolare la Germania, sarebbe una delle vittime della Repubblica islamica, accusata di diffondere instabilità attraverso le sue attività militari e ideologiche – “massimo rispetto” – ha aggiunto, per chi ha avuto il coraggio di compiere azioni così rischiose, ribadendo come gli attacchi abbiano, a suo avviso, indebolito gravemente il regime iraniano, al punto da metterne in discussione la futura tenuta politica.
Nel corso dell’intervista, Merz ha spiegato che il regime iraniano – da lui più volte definito con il termine “mullah” – ha ormai perso parte preponderante della sua leadership militare e difficilmente potrà tornare a esercitare lo stesso tipo di controllo, alludendo così a un possibile punto di rottura e si è detto convinto che gli attacchi degli ultimi giorni abbiano messo in crisi l’autorità della Repubblica Islamica, spingendolo verso un futuro incerto e potenzialmente instabile, e ha lasciato intendere che anche altri Paesi occidentali potrebbero – se la situazione dovesse peggiorare – assumere un ruolo più attivo nel conflitto.
Merz, Israele e Iran: critiche in Germania e all’estero per la frase “lavoro sporco”
La posizione di Friedrich Merz non è passata inosservata e sta provocando un’ondata di critiche, sia sul piano internazionale sia all’interno dello stesso scenario politico tedesco: le parole “lavoro sporco”, utilizzate per definire l’azione militare israeliana, sono state giudicate da molti come inadeguate, se non addirittura pericolose, per il loro tono troppo diretto e per l’ambiguità implicita nel definire così una guerra che ha già causato morti civili e pesanti tensioni internazionali.
Il diplomatico americano Robert Malley, già coinvolto nei negoziati dell’accordo sul nucleare del 2015, ha espresso in modo chiaro il proprio dissenso, dichiarando che l’idea di una guerra preventiva sostenuta dagli alleati occidentali, senza alcuna riflessione sui rischi e sulle violazioni del diritto internazionale, è estremamente preoccupante; Malley ha accusato la Germania e l’Europa di aderire “ciecamente” alla narrativa israeliana, dimenticando quei principi giuridici che, fino a poco tempo fa, erano le basi della diplomazia europea.
Anche nel mondo accademico le reazioni non si sono fatte attendere: il politologo Johannes Varwick ha definito la dichiarazione di Merz “scandalosa”, mentre lo storico militare Roland Popp l’ha definita forse uno dei più gravi passi falsi di un capo di governo tedesco, parole che, secondo lui, legittimano un conflitto come se fosse un servizio utile, mettendo a rischio la posizione della Germania nel dibattito internazionale sulla legalità delle azioni militari.
All’interno della politica tedesca, la leader del partito Die Linke, Ines Schwerdnet, ha dichiarato che Merz “dimostra disprezzo per il diritto internazionale e per le vittime della guerra”, rimarcando come queste parole siano incompatibili con il ruolo diplomatico che dovrebbe ricoprire un cancelliere ma non sono mancati anche gli elogi, come quello espresso dall’ambasciata israeliana a Berlino, che ha ringraziato Merz per la sua “chiarezza morale” in un post pubblicato sui social.
Nel frattempo, Merz ha rivelato che gli Stati Uniti starebbero valutando la possibilità di unirsi direttamente alla campagna militare israeliana: ha detto che una decisione potrebbe arrivare presto, e che tutto dipenderà dalla disponibilità del regime iraniano a tornare al tavolo dei negoziati, in caso contrario, ha avvertito, potrebbero esserci sviluppi ulteriori.