A “Storie Italiane” è stata raccontata la vicenda vissuta da una donna di nome Anna Briganti, che cinque anni fa si è ritrovata con un piede nero e gonfio, giungendo all’amputazione dello stesso per un presunto caso di malasanità. La paziente, ospite in studio, ha dichiarato: “Avevo il piede destro gonfio, così un ortopedico mi visitò e mi disse che erano cisti sinoviali e che con dieci minuti di intervento mi sarei tolta il problema. Non sono un cuor di leone, perciò gli chiesi di fare una risonanza magnetica, a seguito della quale lui confermò la diagnosi. Il 7 luglio 2017 mi portò in sala operatoria, ma l’operazione andò per le lunghe. Quando mi svegliai mi disse che molto probabilmente che si trattava di un lipoma, anche se di solito non è di colore giallo. Mi disse comunque di mettere la calza elastica e di camminare”.
Intanto, il referto dell’istologico non arrivava e il 28 luglio Anna Briganti notò la presenza di “pallini lungo le due cicatrici laterali che il medico mi aveva fatto. Gli inviai via WhatsApp la fotografia del piede e lui mi disse che probabilmente avevo camminato senza calza o ero stata al mare, cosa non accaduta. In realtà, era la recidiva di un sarcoma. A quel punto ci siamo mossi in modo rapido: abbiamo preso i vetrini dall’anatomia patologica e li abbiamo portati al “Rizzoli” di Bologna. I due tagli sul piede hanno compromesso l’esito dell’intervento successivo: il cancro si era preso la pianta e le dita del piede e mi dissero di dovere procedere immediatamente all’amputazione. Mi hanno amputato quattro dita sotto il ginocchio per evitare metastasi, anche perché parliamo di un cancro che si era infiltrato nei tessuti e nel sangue con i due tagli laterali del primo intervento”.
ANNA BRIGANTI, REPLICA DELL’ASL DI TARANTO: “NON C’È CORRELAZIONE TRA I DUE INTERVENTI”
L’avvocato Giuseppe Rossodivita, difensore della signora Anna Briganti, ha spiegato: “Abbiamo presentato querela penale nei confronti del sanitario e un’azione civile nei confronti dell’Asl e del sanitario per violazione delle linee guida dettate in materia. In presenza di cisti apparenti sui tessuti molli che superano una determinata dimensione, il chirurgo ortopedico deve fermarsi immediatamente e mandare la paziente a svolgere altri accertamenti diagnostici. L’intervento chirurgico eseguito dal medico dell’Asl di Taranto è stato effettuato con modalità sbagliate. Con modalità diverse si sarebbe evitata la contaminazione dei tessuti che ha determinato l’amputazione”.
L’azienda sanitaria locale di Taranto ha risposto con una lettera inviata alla trasmissione di Rai Uno: “Il giudizio promosso è basato sull’ipotesi che i chirurghi dell’Asl di Taranto nel 2017 non abbiano condotto un adeguato approccio terapeutico. L’Asl di Taranto ha disposto un’istruttoria, come da procedura, coinvolgendo i professionisti interni e senza escludere un ricorso a un secondo parere tecnico di professionisti esterni. Sulla base dell’istruttoria è stato eccepito che non sussiste alcuna correlazione tra il danno subìto nel secondo intervento e il primo intervento eseguito presso la nostra Asl. Per questo, i professionisti ritengono che la posizione sostenuta dalla paziente presente in trasmissione sia del tutto infondata“.