Fra le attrici più apprezzate del panorama italiano attuale vi è senza dubbio Micaela Ramazzotti, protagonista di numerose pellicole di successo e da qualche anno a questa parte anche mamma. E da quando è diventata madre l’approccio con le scene di nudo è decisamente cambiato: «Prima non mi ero mai posta il problema – racconta la 42enne romana parlando con i microfoni del Corriere della Sera – ora non ho più la libertà del passato, con il primogenito è una preoccupazione, Jacopo comincia a essere grande e non voglio metterlo in imbarazzo con i suoi compagni di scuola, spogliarmi in un film ne deve davvero valere la pena».
Dai figli all’adolescenza, vissuta da Micaela Ramazzotti in quel del quartiere Axa, nella capitale: «Villette vicino al mare tutte uguali – ricorda quegli anni l’attrice – soffrivo che non ci fossero teatri e cinema, c’erano soltanto prati. Mi hanno anche bocciata due volte, sfidavo i professori: Michela vai fuori. E io non ci andavo. Mi divertiva essere ribelle e trasgressiva davanti ai miei compagni di classe, oggi dico non fatelo. Avevo l’identità della sfigata, facevo fotoromanzi per emanciparmi e avere un po’ di soldini nel bar davanti alla mia comitiva dove davo baci per finta. Ci si conosceva tutti». Adolescenza durante la quale la stessa attrice è stata anche un po’ presa di mira «Da ragazzina mi chiamavano surf, zero seno e denti grandi. Se ero bullizzata? Beh, un po’ sì. Recitare è stata la mia rivincita interiore».
MICAELA RAMAZZOTTI: “MIO MARITO PAOLO VIRZI’ L’HO VOLUTO IO SUL SET”
Micaela Ramazzotti è sposata con un altro volto noto del cinema, Paolo Virzì: «Sono stata i o a voler mio marito? Sì, sul set di Tutta la vita davanti. Ma mica dobbiamo parlare di lui, siamo restii…». Ma qualcosa racconta: «Paolo è un grande, anzi un grandissimo artista. Io da piccola ho frequentato poco i libri. Lui me ne ha dati da leggere, il primo che mi viene in mente è Revolutionary Road da cui Leonardo DiCaprio e Kate Winslet hanno girato il film, quella storia di una coppia americana giovane, borghese, che finisce tragicamente».
Il marito le ha fatto scoprire alcuni registi d’autore: «Ho passato il lockdown a guardarmi il Kieslowski del Decalogo, l’Altman di America Oggi e tutto Cassavetes. Paolo mi dice che ho la sindrome da rallentamento. Al Quirinale, quando andammo ai David di Donatello, per La prima cosa bella, arrivai in ritardo dal presidente Mattarella. Ero imbarazzata. Ero pronta da una mezz’ora e ho cominciato a guardarmi intorno, a caricare la lavatrice, a sistemare delle cose. Mi sentivo a disagio. Sono emotiva».