Michael Jordan in corsa per le elezioni presidenziali Usa? Non si arriverebbe a tanto, ma la suggestione di Dan Peterson spingerebbe comunque Sua Maestà – uno dei tanti nomignoli, tutti celebrativi della sua grandezza sul campo da basket – a entrare in qualche modo alla Casa Bianca: sulla Gazzetta dello Sport lo storico ex allenatore, vincente a più riprese sulla panchina dell’Olimpia Milano, ha detto chiaro e tondo che Jordan potrebbe trovare una collocazione all’interno del governo, in un ruolo importante. Non solo: spingendosi oltre, ha affermato che nei panni di Joe Biden lo sceglierebbe come vice presidente. “Se l’idea è quella di vincere, in questo campo Jordan è un maestro assoluto”. Ora, qualcuno potrebbe obiettare che non è esattamente così: MJ è stato probabilmente il più grande giocatore di basket mai apparso nella storia, ha vinto 6 titoli in altrettante finali giocate e se non è il numero 1 è comunque nella Top 3. Tuttavia, da proprietario degli Charlotte Hornets molte delle due decisioni hanno convinto ben poco, e comunque basterebbe l’andamento della squadra a dirci che Jordan era decisamente migliore quando indossava canotta e pantaloncini.
Non che questo debba necessariamente rappresentare la pietra tombale su un’eventuale decisione di Biden; il candidato democratico però ha già detto in tempi non sospetti di volere una donna come vice presidente. Per Jordan potrebbe esserci un’altra posizione nel suo team; al netto di questo, stiamo parlando di una ipotesi lanciata da Dan Peterson che non ha alcun riscontro attuale nella realtà. Tuttavia, come il Corriere della Sera ha già fatto, si potrebbe ragionare sulla cosa. Dire per esempio che il primo abboccamento con la politica non aveva dato i risultati sperati: era il 1995 e Jordan, reduce dal primo Threepeat con i Chicago Bulls e rientrato dopo la parentesi baseball, era stato approcciato dal senatore afroamericano Harvey Gantt. Gli era stato chiesto aiuto nella corsa allo stato del North Carolina, la terra di MJ: tuttavia Michael aveva detto no, un po’ perché non si sentiva pronto e un po’ perché all’epoca la NBA gli aveva fatto capire che la sua scelta di immischiarsi nella politica non sarebbe stata presa benissimo. Nasce da quell’incontro la famosa frase “anche i repubblicani comperano le scarpe”: una semplice battuta di uscita che fu oggetto di malinteso, come ha spiegato lo stesso Sam Smith che l’ha riportata in The Jordan Rules.
MICHAEL JORDAN VICE PRESIDENTE USA?
Jordan e la Casa Bianca si erano già incrociati quattro anni prima, ma in un modo diverso: è consuetudine del presidente degli Stati Uniti ricevere in udienza le squadre che si vincono i titoli negli sport professionistici. I Bulls avevano appena battuto i Los Angeles Lakers (di Magic Johnson) ottenendo il primo anello nella storia della franchigia, ma Michael aveva rifiutato l’invito di George Bush Senior, che all’epoca occupava il 1600 di Pennsylvania Avenue. La cosa non passò inosservata: molti dei suoi compagni di squadra accusarono il numero 23 di voler spaccare lo spogliatoio attirando tutte le attenzioni su di sé. Lui di fatto avvalorò la tesi “narcisista” parlando di impegni presi in precedenza, e non cancellabili; tra le altre cose, e come contorno, l’aneddoto è un fantastico spaccato di come i tempi siano cambiati visto che all’epoca il diniego di Jordan fece scalpore, mentre oggi più di un professionista ha dichiarato di non voler essere ricevuto da Donald Trump, non riconoscendosi nella sua presidenza, tanto che presumibilmente farebbe molta più notizia un commento in favore dell’attuale presidente.
Al netto di questo, non sempre un ex campione in politica rappresenta una formula vincente: sicuramente Michael Jordan è un’icona per tutti gli Stati Uniti e la sua presenza nel team di Joe Biden farebbe notizia entusiastica ma, anche volendo dire che gli attivismi nel mondo dello sport sono molto più frequenti e non creano quello scalpore (positivo o negativo che sia) che avrebbero potuto creare in passato, bisogna sottolineare che non necessariamente Michael Jordan scelto come vice presidente sposterebbe l’ago della bilancia delle elezioni a favore dei democratici, perché bisogna tenere conto di tanti altri fattori. Magari il successo planetario che ha avuto The Last Dance, il documentario distribuito da Netflix sull’ultimo titolo dei Chicago Bulls, ha contribuito a portare a MJ qualche fan in più (non che ce ne fosse bisogno) ma i dubbi restano, sempre che Biden lo consideri davvero come un potenziale alleato e, in questa eventualità, Jordan decida che sì, potrebbe scendere in politica.