Michela Murgia difende Saviano, diede della “bastarda” a Meloni
Il 15 dicembre verrà celebrata la prima udienza del processo che vede Roberto Saviano rispondere di diffamazione ai danni di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Tutto risale al dicembre 2020 quando Saviano si appello ai due esponenti politici con il termine “bastardi” in merito alla loro gestione delle crisi umanitarie. Uno dei fatti di cui più si discute in questo momento in merito alla questione è la posizione di Michela Murgia, la scrittrice ed opinionista che da sempre si batte per i diritti delle donne.
Secondo Michela Murgia, infatti, secondo quanto si legge in un suo editoriale sull’Espresso, Roberto Saviano sarebbe “reo di aver detto una parola contraria a Meloni e Salvini sulle responsabilità dei morti nel Mediterraneo”. “Il primo gesto di Meloni da presidente del Consiglio”, continua Michela Murgia, “potrebbe dunque essere quello di portare alla sbarra un intellettuale di fama internazionale che le ha espresso dissenso”. Per lei l’epiteto con cui Saviano si è rivolto a Meloni e Salvini è solamente “cultura”, che spaventa la destra, pronta a mettere “mano alla querela”. Conclude promettendo di essere presente anche lei in tribunale, “per vederla in faccia questa destra”.
Michela Murgia: il femminismo tra insulto e cultura
Insomma, per chi sta assistendo a questa vicenda, la posizione di Michela Murgia sembra essere piuttosto in controtendenza con quanto lei stessa ha sempre difeso. In questa precisa situazione, con Roberto Saviano dà della “bastarda” a Giorgia Meloni, una donna, per Murgia si tratta solamente di “cultura”, che legittimerebbe addirittura una presa di posizione così forte nei confronti di una donna.
Una posizione, quella di Michela Murgia, che sembra essere esclusivamente politica, ma quasi dimenticando che l’opposizione e la contestazione si può fare anche senza insulti, soprattutto davanti al primo presidente del Consiglio donna italiano. In passato, infatti, Murgia aveva detto che dire ad una donna che “fa la maestrina” è sessista, sottolineando che “se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio”, ma lo stesso non vale, evidentemente, nel caso in cui a “morire” potrebbe essere un leader politico opposto ai suoi ideali.
Il processo a Roberto Saviano, comunque, si terrà il 15 dicembre, mentre i fatti a cui fa fede la denuncia risalgono al 2020. In quell’occasione Saviano, in diretta a Piazzapulita, aveva discusso sulle scelte politiche migratorie di Matteo Salvini. “Viene solo da dire bastardi”, aveva detto, “a Meloni, a Salvini, bastardi”, sottolineando come fosse “giusto avere un’opinione politica, ma non sull’emergenza”.