C’è un secondo capitolo nel caso-scandalo Marina Nalesso: il crocifisso al collo durante la conduzione del Tg2 – non da ieri ma da diversi anni ormai – di colpo si è trasformata nella solita (e ritrita) condanna al telegiornale della seconda rete Rai per il suo status di “eccessivo sovranismo” come attaccano i media anti-Lega e anti-Salvini. Dopo l’Amaca di due giorni fa, Michele Serra ha affrontato una serie di polemiche, critiche ma anche elogi per la sua “guerra” contro il sovranismo e oltranzismo cattolico da «manifestare» davanti agli abbonati non cristiani della Rai. «Fa sempre una certa impressione. Si tratta del Tg2 (quello delle 13), privatizzato dal governo sovranista, con l’implicito logo Dio Patria Famiglia che incombe su ogni inquadratura. Con una compattezza formale che perfino memorabili tigì non blended, come Telecraxi e Telekabul, nemmeno di sognavano (…) Non si potrebbe cortesemente evitare?»: la sua “sparata” ha ovviamente scatenato i media opposti di centrodestra che contro il corsivista di Repubblica hanno invocato la consueta ingerenza del laicismo travestito da politicamente corretto.
LA RISPOSTA DI MICHELE SERRA E IL PROBLEMA DEL LAICISMO
Come sempre però in Italia riuscire a discutere di un fatto anche divisivo come potrebbe essere un semplice crocifisso in televisione è praticamente impossibile e invece che contestare nel merito Michele Serra sono partiti i “soliti” indecenti insulti a mezzo web e social. Ne l’Amaca di oggi arriva dunque la replica dello scrittore liberal: «Massone, satanista, servo dell’Islam… Sono alcune delle imputazioni leggibili nella raffica on line (innescata da un paio di giornalisti di destra, disonesti lettori delle mie parole e di conseguenza disonesti nello scrivere le loro) della quale sono bersaglio per avere sostenuto che non si dovrebbe condurre il tigì di un servizio pubblico (che è di tutti) con il crocefisso al collo. Concetto diventato, nella distorsione consapevole data in pasto al branco degli inconsapevoli (che non mi hanno letto, e non mi leggeranno mai), “Serra vuole vietare il crocefisso”». Serra si difende dicendo che nei suoi articoli ha spesso attaccato anche l’ebraismo più spinto, lo spirito genocida dello jihadismo, «contro il nazional-cattolicesimo polacco che confonde la croce con il filo spinato, e perfino contro l’iperateismo quando diventa a sua volta fondamentalista». Insomma, il concetto è chiaro: non è contro la religione ma è a favore della laicità e in nome di quell’idea attacca la visione di un crocifisso in tv. Poi però scade (anche lui) nell’insulto e attacca non solo Marina Nalesso ma anche i «bigotti che non capisco niente. digitano “gli piacerebbe, a Serra, una conduttrice con il burqa”. E dunque, piuttosto che attendere le scuse dei fanatici di parte cristiana (povero Cristo) mi aspetto, in aggiunta, gli insulti dei musulmani oltranzisti, degli ebrei ortodossi, dei polacchi xenofobi e infine, forse, anche dei produttori di filo spinato».
LAICITÀ O LAICISMO?
Un altro liberale, per nulla cattolico e di tradizione Partito Radicale come Daniele Capezzone, gli risponde a tono al buon Serra svelandone la malcelata ode al pol.corr: «Non ho mai visto Marina Nalesso aprire e chiudere il Tg facendosi il segno della croce». Il punto dunque è sempre lo stesso: laicità o laicismo? «Non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche. Come pure non è segno di sana laicità il rifiuto alla comunità cristiana, e a coloro che legittimamente la rappresentano, del diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi»: lo diceva anni fa un certo Joseph Ratzinger. Però forse siamo troppo di parte: che laici cattivi che siamo…