La Corte d'Appello di Torino ha respinto l'espulsione di un migrante marocchino: non sarebbe stato informato dei suoi diritti prima del trattenimento
È un caso potenzialmente destinato ad aprire la strada a numerosi ricorsi simili quello che recentemente ha portato alla liberazione dal Cpr di Torino di un migrante marocchino soggetto ad un decreto di espulsione emesso dal giudice sabaudo lo scorso 31 marzo, al quale secondo la Corte d’Appello non sono state fornite le dovute informazioni sui suoi diritti in occasione della convalida del fermo: una sentenza – quella che ha di fatto concesso al migrante marocchino di uscire dal contestato Centro di permanenza per il rimpatrio torinese – che fa riferimento a due differenti (ma analogo) pronunce da parte Cassazione che risalgono allo scorso anno.
Partendo proprio da qui, secondo la Suprema Corte – che peraltro in quell’occasione si era pronunciata su di un caso proveniente dalla medesima Corte d’Appello di Torino – i migranti trattenuti vanno sempre informati della possibilità di appellarsi al diritto di chiedere la protezione internazionale prima che venga validato il provvedimento di espulsione: a definirlo sarebbe la legge sull’immigrazione che risale al 1998 e secondo una recente denuncia da parte dell’eurodeputata Ilaria Salis sono “numerosi” i migranti che ha personalmente incontrato nei Cpr ad essere “del tutto ignari dei propri diritti“.
Il caso del migrante liberato dal Cpr di Torino: secondo la Corte non è stato rispettato l’obbligo informativo
Tornando a noi, il caso del migrante è iniziato grosso modo a marzo quando dalla Spagna – provenendo originariamente dal Marocco – avrebbe varcato la frontiera italiana da Ventimiglia: individuato inizialmente nel torinese, si spostò a Bologna e nel frattempo il prefetto spiccò l’ordine di espulsione poi eseguito dalla questura bolognese; mentre il 18 aprile è stato trasferito al Cpr torinese e il successivo 28 ha presentato la richiesta di protezione internazionale, immediatamente respinta dalla questura che ne ha visto una strategia per ritardare il ritorno in Marocco.
I legali del migrante si sono appellati – però – al tribunale, denunciando il fatto che non sarebbe stato informato in tempo del suo diritto d’asilo e che l’unica informazione in merito ricevuta sarebbe stato un opuscolo consegnato all’ingresso nel Cpr torinese: secondo la Corte d’Appello si tratterebbe di una violazione della legge del 1998 perché l’opuscolo di per sé non si può considerare valido per “l’obbligo informativo”, fermo restando che gli sarebbe stato peraltro fornito “dopo l’espulsione“.