E adesso, come la mettiamo? Perché nell’eterna litania degli strappi in avanti (e indietro), sulla questione migranti adesso c’è davvero un fatto nuovo.
Mantenendo le promesse di un paio di mesi fa, la presidenza della Commissione europea ha comunicato infatti un “primo elenco” di Paesi considerabili come “sicuri”, proponendo una lista che comprende Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia “che si ritiene soddisfino in linea di principio i criteri per essere designati come paese di origine sicura”.
Una lista che di fatto comprende il 90 per cento delle provenienze di immigrati illegali che si spingono oggi verso l’Italia; ed è comprensibile di conseguenza “la grande soddisfazione” espressa da Giorgia Meloni, visto che i cittadini che giungeranno ora clandestinamente in Italia da questi Paesi potranno essere trattenuti alla frontiera, identificati e valutati con una procedura più veloce e sommaria. Soprattutto dovranno dimostrare la loro posizione personale, ovvero di essere effettivamente perseguitati a casa propria e non facendo ricadere sul governo italiano la dimostrazione del contrario.
Di fatto si potranno quindi accelerare le pratiche di espulsione per i non aventi diritto.
Una questione sempre delicata, visti i drammi umani che stanno dietro a tanti migranti “economici”, ma che rivaluta la linea del governo italiano, spiazzando – applicando questo concetto – anche molte interpretazioni giudiziarie ovvero della tutela “a prescindere” che si doveva applicare a queste persone.
In concreto, quindi, moltissime recenti sentenze di giudici che avevano imposto di accogliere comunque i rifugiati rifiutandone detenzione ed espulsione perdono credibilità e in futuro non potrebbero essere più così facilmente applicate.
Si tratta di un primo passo, perché la comunicazione della Commissione non è ancora una legge, ma la volontà di anticipare nel frattempo una valutazione su questo aspetto dell’intera questione immigrazione crea un precedente interpretativo importante, visto che il parlamento europeo dovrà comunque ufficialmente esprimersi con una legislazione vincolante entro giugno 2026.
È comunque soprattutto un chiaro segnale che va incontro alle richieste non solo del governo italiano, ma anche di altri governi europei spesso schiacciati dalle ondate migratorie. “È una ulteriore conferma della bontà della direzione tracciata dal governo italiano in questi anni e del sostegno di sempre più nazioni per cambiare l’approccio europeo nei confronti dei flussi migratori”, sostiene la premier italiana. Secondo la Meloni questa decisione dovrebbe valere anche e soprattutto come pressione psicologica verso chi vuole rischiare la traversata dei confini in via illegale, sapendo che diminuiscono le sue concrete possibilità di poi essere accolto.
Certamente la percezione del fenomeno in Europa sta cambiando e – nonostante la maggioranza politica che esprime la Commissione – ci si rende conto anche a Bruxelles che degli interventi siano ormai necessari, sotto la crescente pressione di un’opinione pubblica che percepisce sempre più come priorità la difesa dei confini esterni dell’Unione e che sia necessario un maggior contrasto all’immigrazione irregolare e di massa.
Di fatto viene pienamente riabilitata anche l’operazione Albania, ovvero la possibilità di filtrare più velocemente i richiedenti asilo non necessariamente sul territorio nazionale ma “in zone di transito”, rendendo più facili i respingimenti per i non aventi diritto.
La lista dei Paesi di origine sicuri proposta dalla Commissione si basa su un’analisi dell’Agenzia dell’UE per l’asilo e su altre fonti, tra cui informazioni provenienti dagli Stati membri, dall’Unhcr e dal Servizio europeo per l’azione esterna. Tra l’altro la Commissione scrive che questo primo elenco potrà man mano variare in ragione delle mutate condizioni interne dei singoli Paesi e quindi rendendosi flessibile ad eventuali improvvise criticità nazionali.
Una lettera che smentisce e spiazza le posizioni della sinistra nostrana e che sarà interessante vedere come verrà recepita dalla magistratura, che in questi anni ha spesso opposto una forte resistenza alle posizioni del governo.
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