Migranti qualificati: il Regno Unito reintroduce l’obbligo di laurea per lavorare, misura ripristinata dal governo dopo lo stop dei Tories
Dal 2025 i migranti qualificati dovranno possedere una laurea per accedere al Regno Unito, annuncia il governo Labour nel Libro Bianco sull’immigrazione: la mossa – riportata dal Telegraph e presentata come necessaria per ridurre la migrazione netta (ancora a 728.000 nel 2024) – ripristina la soglia abolita da Boris Johnson nel 2020, quando il sistema a punti aveva aperto a chi possedeva competenze equivalenti a un diploma ma il ritorno al passato pre-Brexit nasconde delle contraddizioni in quanto settori critici come edilizia, IT e sanità – già in crisi per carenze croniche – potranno assumere manodopera meno qualificata solo temporaneamente, a patto di fornire la dimostrazione di investimenti in formazione locale.
Una soluzione che – secondo gli analisti – rischia di paralizzare infrastrutture e servizi essenziali, mentre Yvette Cooper, ministro degli Interni, difende il piano come equilibrio tra controllo e crescita; i Tory, intanto, attaccano definendolo una bandiera bianca alla gestione caotica, senza il coraggio di alzare ulteriormente le soglie salariali e mentre il Regno Unito fatica a colmare 1,2 milioni di posti vacanti, il 38% delle assunzioni nel 2024 ha riguardato ruoli non laureati, spesso in aree dove i britannici rifiutano lavori usuranti.
La nuova agenzia LMEG (Labour Market Evidence Group) dovrà identificare i settori strategici autorizzati a reclutare all’estero, ma i critici temono burocrazia e lentezze e inoltre, l’inasprimento dei requisiti linguistici e il vincolo a lasciare il Paese dopo gli studi (salvo trovare un lavoro qualificato) potrebbero dissuadere i 150.000 studenti stranieri che ogni anno contribuiscono 35 miliardi all’economia.
Migranti e mercato del lavoro UK: titolo di studio per salvare l’economia?
Dietro la retorica del controllo dei migranti, si nasconde un paradosso demografico secondo il quale il Regno Unito invecchia (il 24% della popolazione ha oltre 60 anni) e dipende dai lavoratori stranieri per sostenere welfare e PIL: il settore sanitario (dove il 18% degli infermieri è straniero) rischia il collasso se i nuovi criteri bloccheranno l’afflusso ma il Labour insiste nel considerare la formazione dei locali la priorità puntando su apprendistati finanziati con multe ai datori di lavoro irregolari.
Il vero banco di prova sarà l’integrazione: il 42% dei britannici ritiene che i migranti minaccino l’identità nazionale, secondo un sondaggio YouGov e in questo scenario già teso, il nuovo piano promette comunità coese attraverso corsi d’inglese avanzati e controlli sui criminali ma non affronta il divario tra città cosmopolite e aree rurali dove l’immigrazione è percepita come invasione.
Nonostante l’intento di ridurre la migrazione netta, il Libro Bianco non chiarisce il futuro dei lavoratori già presenti nel Regno Unito con titoli inferiori alla laurea, generando incertezza per migliaia di famiglie integrate nel tessuto sociale britannico – inoltre- rimangono esclusi dalla riforma i meccanismi di riconoscimento dei titoli esteri, un punto critico per professionisti altamente qualificati provenienti da paesi extra-UE che – pur con laurea – spesso non riescono ad accedere al mercato per via della mancata corrispondenza.