Ogni anno in Italia tre milioni di anziani smettono di essere autosufficienti. Hanno bisogno cioè di un aiuto concreto per svolgere anche le azioni più semplici come mangiare o alzarsi dal letto.
Si tratta di un numero enorme, che pareggia quello dei decessi annui over 65. «C’è una sorta di turnover continuo – dice Vito Noto, presidente del Centro Studi Cure Domiciliari e direttore medico del Pio Albergo Trivulzio di Milano -. Eppure su un problema che ruota attorno a 10 milioni di familiari resta ancora molto da fare».
Soprattutto occorre sensibilizzare e informare i cittadini sul tema. Il dottor Noto lo fa da decine di anni con iniziative utili e originali. Come la Carta dei diritti degli anziani non autosufficienti (1993) o le sue fatiche editoriali. Dal “Libro di Enea” ai “Quaderni di Enea”. O alla campagna del Pulmino di Enea, che ha girato le piazze di mezza Italia per informare e sensibilizzare.
«Abbiamo scelto Enea come personaggio simbolo. Enea prese in spalla il vecchio padre Anchise per condurlo in salvo dopo che i Greci distrussero Troia», dice Noto. Il giovane che aiuta l’anziano a sopravvivere. Un tema nobile, che spesso incontra barriere difficili da superare. «Innanzitutto vanno rifondati i concetti che stanno dietro a termini come anziano: invecchiare non vuol dire avvicinarsi alla morte e impoverirsi, ma al contrario crescere ulteriormente. È bene che lo si capisca tutti».
Innanzitutto i più giovani, che danno al termine “vecchio” un senso dispregiativo. «Noi abbiamo fatto in passato una campagna "Giovane sarai tu". Perché un vecchio non deve sentirsi offeso se un ragazzo gli dà del "vecchio". Essere vecchi significa avere più esperienza, essere più maturi. Mentre i giovani ne devono ancora vedere di acqua passare sotto i ponti».
Va rivoluzionato anche il concetto di terza età. «Cosa vuol dire terza età? Non si parla di seconda o quarta età e allora terza età è un termine che non ha senso. Io preferisco usare il termine "grande età", che sottolinea come non ci sia limita alla crescita». Per dimostrarlo il dottor Noto organizza eventi e spettacoli con protagonisti gli anziani. Lui stesso è in prima linea con il gruppo musicale “Vito ed Eneas” (in cui suona insieme a un gruppo di rockettari ottuagenari), che ha realizzato la hit “Lento”, capace addirittura di arrivare al terzo posto in classifica in Italia qualche anno fa e che aspira di concorrere al festival di Sanremo.
«"Lento" è la dimostrazione che gli anziani non vanno chiusi negli ospizi, ma curati con figure professionali a casa loro. Per questo come Pio Albergo Trivulzio ci occupiamo di formare badanti altamente selezionate e di dare linee guida al ministero di competenza. Perché curare un anziano è un vero e proprio mestiere».
Entro la fine del primo semestre 2011 Noto si propone come obiettivo la destinazione di un apposito spazio all’interno della sua struttura per informare e aiutare i cittadini che hanno in casa persone non autosufficienti.
«C’è un vuoto formativo enorme. Spesso le famiglie non sanno che fare, dove comprare gli strumenti adatti o trovare badanti altamente professionali. Perché non sono preparate ad accudire un anziano non autosufficiente e a volte la tegola le colpisce all’improvviso, senza che se lo aspettino». Tutta la produzione editoriale del dottor Noto è volta proprio a quest’obiettivo.
Certo, la politica potrebbe dare una mano concreta ai progetti. Magari incentivando l’assistenza domiciliare o l’ospedalizzazione domiciliare dei pazienti non autosufficienti. «Non è sempre vero che costa di più curare un anziano a casa sua. Ma in Italia c’è una cultura che istituzionalizza la casa di riposo. Ma quale persona non preferirebbe rimanere in casa propria piuttosto che andare in un luogo che sente come non suo?».
(Marco Guidi)