Secondo una proiezione della Camera di Commercio di Milano nel corso del 2011 solo un giovane disoccupato su quattro troverà lavoro. Per la nostra economia e per il futuro di Milano è quindi ancora più importante avere a disposizione persone con un alto livello di formazione, per far sviluppare professionalità ad alta intensità di conoscenza a tutti i livelli. Per questo però sono necessarie politiche di lungo termine e azioni concrete che ogni giorno contribuiscano a ottenere questo risultato.
Una delle storie più significative che operano a Milano in questa direzione al fianco dei giovani è quella di Portofranco, l’Associazione per l’aiuto allo studio fondata nel 2000 da un gruppo di insegnanti che hanno deciso di mettersi in prima persona al fianco dei ragazzi per aiutarli ad affrontare i problemi dello studio. Ne parliamo con Alberto Bonfanti, Presidente di Portofranco.
Come nasce Portofranco?
Dieci anni fa, durante una cena, Don Giorgio Pontiggia mi chiese se mi sarebbe piaciuto creare un luogo dove aiutare i ragazzi a studiare e così, semplicemente, nacque l’idea di Portofranco. Da allora la nostra opera è cresciuta molto, anche grazie al passaparola dei ragazzi e delle famiglie.
Mille studenti ogni anno, circa 70 ogni giorno, vengono aiutati dai nostri volontari in lezioni one to one, che sono circa 400, per riprendere lezioni di matematica, italiano, inglese, greco e per quello che serve. Per le situazioni più complicate abbiamo anche strutturato un servizio di tutoraggio.
Le lezioni sono gratuite. Che cosa deve fare un ragazzo per frequentare i vostri corsi?
I ragazzi devono essere disponibili a essere aiutati, cioè mostrare impegno ed essere seri quando frequentano le lezioni. Quando un ragazzo arriva da noi facciamo un colloquio iniziale nel quale individuiamo le materie dove ha maggiore bisogno di essere sostenuto. Da lì inizia un percorso, costantemente monitorato, che ci permette di capire se ci sono progressi. Se uno salta le lezioni o è svogliato gli facciamo presente che forse è meglio che rimanga a casa, ma fortunatamente l’atteggiamento e l’impegno di tutti creano un clima favorevole allo studio e anche i ragazzi che potrebbero sembrare più menefreghisti imparano a essere seri e responsabili verso l’impegno che si sono presi. I ragazzi rimangono affascinati dal fatto che incontrano qualcuno che è attento al loro destino. Questa attenzione fa nascere anche in loro una nuova responsabilità e attenzione verso se stessi.
Qual è il problema più diffuso tra i ragazzi e come cercate di contrastarlo?
Il problema principale è la mancanza di motivazione e il nostro lavoro più importante è far capire loro che lo studio non è una questione a se stante, ma centra con tutto il resto, con il loro modo di stare anche davanti alla vita. Non ci si ferma abbastanza a pensare che per un ragazzo un insuccesso scolastico è un problema che lo mortifica perché pensa di non essere capace di fare qualcosa. Se invece, aiutati, riescono ad ottenere risultati positivi aumentano la loro fiducia e stima in se stessi.
Come ci diceva Don Giorgio la questione principale non è la scuola ma far nascere il gusto della conoscenza che è una forma del desiderio. Stare accanto ai ragazzi per aiutarli a studiare meglio significa andare loro incontro nel loro bisogno perché la sfida vera non è solo quella di insegnare loro un metodo di studio, ma ridare loro il gusto di conoscere, cioè essere curiosi, cioè risvegliare il loro desiderio. Per favorire questa ripresa il rapporto personale tra studente e volontario è fondamentale e noi cerchiamo, quando è possibile, di mantenere le coppie di studio che funzionano meglio, cioè quelle dove si è creato un feeling positivo.
Un tema importante per la scuola italiana è quella dell’integrazione degli studenti stranieri. Anche voi osservate la stessa dinamica?
Il 30% dei ragazzi che frequentano il nostro centro sono stranieri e vengono da 70 paesi diversi. Senza voler generalizzare eccessivamente possiamo dire che talvolta i ragazzi stranieri sono più determinati nello studio. Il fatto interessante per noi comunque è che Portofranco sta diventando un vero luogo di convivenza dove i ragazzi spendono il loro tempo anche al di fuori delle loro lezioni. Portofranco è anche un luogo di condivisione per quattro generazioni diverse: gli insegnanti in pensione, gli insegnati in attività, i volontari universitari e i ragazzi che studiano.
Quali sono i prossimi obiettivi?
Il 3 di marzo presenteremo la ristrutturazione del nostro centro, che è stata resa possibile dal contributo di tanti, istituzioni e privati. Il nostro auspicio è che un luogo più bello possa aiutarci ancora meglio nel nostro lavoro con i ragazzi e che le istituzioni aiutino noi e tutte le opere che lavorano sul territorio a fare ancora meglio il nostro lavoro.