L’università Cattolica del Sacro Cuore ospiterà, dal 10 ottobre al 10 novembre, la mostra dal titolo “150 anni di sussidiarietà”. Sarà collocata all’interno del chiosco Benedetto XV e la si potrà visitare durante gli orari di apertura dell’università. Dalle 12.30 alle 14.30, inoltre, gli studenti che l’hanno curato effettueranno delle visite guidate. Il convegno “L’Università Cattolica nella storia del Novecento” oggi servirà a inaugurarla ufficialmente, mentre da domani, alle 14.30, presso l’Aula Magna ci sarà un incontro di presentazione con il rettore Lorenzo Ornaghi, con il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, Maria Bocci, docente ordinario di Storia contemporanea presso l’Università Cattolica e curatrice della mostra e Simone Brusa, studente di Giurisprudenza, che ha collaborato alla preparazione della mostra.
Ideata e allestita dalla Fondazione, è stata realizzata da professori e studenti universitari ed è stata presenta al Meeting di Rimini alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano e del Presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Allora, l’hanno visitata migliaia di persone.
La prima parte passa in rassegna 4 grandi periodi determinanti per giungere all’Italia di oggi: «dal 1861 a oggi: dall’Unità alla Grande Guerra; il Fascismo e la Seconda Guerra mondiale; l’Assemblea Costituente; il boom economico e il post Sessantotto». La mostra rileva come le alla crescita del paese abbiano contribuito, in tali periodi, quelle forze espressioni della grandi tradizioni popolari che hanno operato secondo un’ottica sussidiaria. Il grande miracolo economico non è consistito esclusivamente nel divenire la settima potenza mondiale, ma anche nell’esser riusciti a dar vita ad una collaborazione fattiva tra i diversi strati sociali.
Nella seconda parte della mostra viene invece dato spazio alla riflessione sullo stallo attuale. Motivato, anzitutto, da ragioni ideali prima che economiche o politiche. Di fronte ad una tale incertezza, non è sufficiente richiamare al rispetto di un sistema di regole comuni, ma occorre «scommettere sul desiderio e la capacità di ogni singola persona di costruire il bene comune. Non è possibile alcuna svolta senza un popolo che prenda coscienza di sé e del suo valore».
Anche oggi, quindi – è lo spirito della mostra – è possibile ricostituire il tessuto «connettivo di un popolo fatto da persone che si mettono insieme non per andare contro qualcuno o qualcosa, ma per costruire giorno per giorno pezzi di vita nuova all’altezza dei desideri più profondi, di verità, giustizia, bellezza, felicità»