La Giunta comunale di Milano ha approvato le linee di indirizzo e lo stanziamento di fondi per il Piano per il diritto allo studio per l’anno scolastico 2011/12 per una somma complessiva di 11.367mila euro. Il Piano si propone di rimuovere gli ostacoli di ordine sociale, economico e culturale che possono impedire la piena applicazione del diritto allo studio, come garantito dalla Costituzione.
L’assessore all’Educazione e Istruzione, nonché vicesindaco, Maria Grazia Guida ha dichiarato che, «nonostante i tagli della manovra finanziaria del Governo e il patto di stabilità che penalizza le risorse destinate alle scuole, il Comune di Milano destina 11 milioni di euro, la stessa cifra dell’anno scorso, per garantire il diritto allo studio per bambini e ragazzi milanesi».
E questo è un primo dato interessante: anche il Comune, così come ha fatto la Regione Lombardia, non tagliando il finanziamento in questo campo, ha evidentemente voluto indicare fra le priorità da sostenere il settore scolastico ritenendolo quindi un servizio essenziale per la città che deve poter essere fruito da tutti senza esclusioni.
Così lo stanziamento riguarda in gran parte due ambiti: l’integrazione scolastica e il diritto allo studio degli alunni disabili, con oltre 4 milioni di euro spesi per attrezzature specialistiche e strumentazione didattica differenziata e soprattutto per compensi a educatori che affiancano i bambini e i ragazzi coprendo le ore non garantite dagli insegnanti di sostegno, e il servizio di trasporto scolastico, con 5.600.000 euro che garantiscono il servizio per alunni disabili, alunni di scuole in fase di ristrutturazione quotidianamente trasportati in altre sedi, alunni residenti in zone periferiche particolarmente disagiate e alunni rom.
Il resto dei fondi riguarda interventi di piccole riparazioni (250.000 euro), funzioni miste del personale Ata (500.000 euro) e spese d’ufficio (310.000 euro)nonché le scuole dell’infanzia paritarie per 550.000 euro.
Alla fine non solo la somma complessiva non è mutata, ma anche i servizi finanziati sono gli stessi e con le stesse cifre decise dalla Giunta precedente: quindi una continuità di scelte dettata dalla evidenza delle necessità così sostenute.
Bisogna però segnalare che per quanto riguarda i fondi per le scuole dell’infanzia paritarie (e qui si intendono quelle non comunali, visto che paritarie per la legge italiana sono anche quelle comunali) c’era un impegno preso dall’assessore della Giunta precedente ad aumentarli di 100mila euro ed a destinare un altro milione di euro a favore delle famiglie delle scuole dell’infanzia paritarie ad integrazione di quanto sono costrette a pagare per esercitare la propria libertà di scelta educativa. Stiamo parlando di oltre 8mila bambini delle scuole paritarie per ciascuno dei quali il Comune di Milano stanzia perciò 68 euro in un anno: esattamente euro 550.000 divisi per 8.100 bambini.
Quanto spende il Comune per i bambini frequentanti le proprie scuole? Non conosco dati in merito, ma il bilancio comunale di previsione per il 2011 prevede oltre 156milioni di euro per la scuola dell’infanzia comunale e i bambini che la frequentano sono 21mila per cui ognuno di loro costa alle casse comunali attorno ai settemila euro. Forse uno sforzo maggiore per sostenere le scuole paritarie che sono scelte dal 27% delle famiglie milanesi poteva essere fatto. E forse qualche riflessione sui costi del servizio comunale andrà fatta.
Per completare il quadro, e a conferma della continuità con la precedente giunta, si deve dire che si conferma il servizio di «prescuola e attività educative integrative e di sostegno», che garantisce il servizio didattico educativo dalle ore 7.30 alle ore 18: in questo caso i fondi sono stati stanziati dalla precedente giunta per il biennio 2010-2012 (4milioni e mezzo di euro).
Infine ci sono 5 milioni di euro per l’acquisto dei libri di testo, stanziati dall’Amministrazione precedente: è stato annunciato, per quanto riguarda la fornitura ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado, che la Giunta sta studiando nuove modalità per l’erogazione dei buoni libro e per introdurre forme innovative di utilizzo dei libri di testo a partire dall’anno scolastico 2012/13 (accesso modulato su fasce di reddito e sperimentazione comodato d’uso).
In merito vale la pena segnalare che l’idea di sperimentare il comodato d’uso è vecchia (negli anni ’80 si è già fatto a Milano, nelle zone, con risultati deludenti); mentre l’introduzione delle fasce di reddito, visto che si tratta di scuola secondaria di I grado, da una parte contrasta con l’obbligo scolastico gratuito previsto dalla Costituzione e dall’altra, se introdotta, andrà fatta tenendo conto dei carichi familiari (non secondo l’obsoleta e ingiusta Isee in vigore che penalizza chi ha più figli), sapendo che questa soluzione esclude chi ha redditi alti, ma rischia di offrire un servizio gratuito a chi evade il fisco.
(Ernesto Mainardi)