Quando giovedì scorso i sostenitori di Ledha avevano fischiato Letizia Moratti per i tagli alla spesa per le persone non autosufficienti decisi dal ministro Tremonti si era incominciato a intuire quale sarebbe stato il clima di una campagna elettorale tutta giocata sugli schieramenti e lontana dai contenuti. Poco importava che la giunta Moratti in cinque anni avesse investito 2 miliardi e 169 milioni per la spesa sociale, incrementato i posti negli asili nido pubblici e abbassato le rette in quelli privati, inventato i portieri sociali per aiutare gli anziani, speso 35 milioni di euro per i disabili e introdotto il buono libri per gli studenti.
A meno di una settimana dal ballottaggio IlSussidiario.net rimette a tema le politiche sociali del Comune di Milano, intervistando l’Assessore Mariolina Moioli.
In che cosa si differenzia il vostro programma da quello di Giuliano Pisapia?
Nel programma di Pisapia c’è una scelta centralista, dove il mondo della sussidiarietà non è assolutamente considerato. Si tratta di una impostazione diversa a livello culturale. Nel programma è scritto infatti: «Noi ci riprenderemo la regia delle politiche sociali». Un’affermazione dal significato poco chiaro, perché di fatto l’ente locale ha il compito della programmazione per legge, ma quello che noi abbiamo fatto è stato coinvolgere il volontariato e il terzo settore nella valorizzazione della proposta sociale. Abbiamo cioè investito sulla società civile, sul suo associarsi, sul suo essere protagonista a pieno titolo, restituendo inoltre ai cittadini la libertà di scelta.
Che effetto può avere l’esito del ballottaggio per le famiglie che hanno dei figli all’asilo nido?
Il programma di Pisapia intende reintrodurre una gestione interamente pubblica del servizio. Questo non solo è impossibile, ma è supportato anche da affermazioni generiche, ideologiche e che non prendono in considerazione la realizzabilità sul piano economico degli obiettivi programmatici. Centralizzare la gestione farà infatti aumentare a dismisura i costi per il Comune, al punto da farli diventare insostenibili.
Voi invece che cosa avete fatto per gli asili nido?
In 5 anni abbiamo creato 3.600 nuovi posti, fornendo a ogni famiglia che lo chiedeva la possibilità di iscrivere il loro figlio. È un risultato che confermiamo anche per il 2011. Abbiamo costruito inoltre un sistema misto comunale, profit e non profit, che ha dotato la città di 17mila posti nido. Si tratta del 52% rispetto ai bambini nati, superando l’obiettivo di Lisbona pari al 33%. Tra l’altro senza aumenti dei contributi delle famiglie a partire dal 2002. Abbiamo accreditato anche i nidi privati, convenzionando i posti in modo che i genitori potessero scegliere tra i nidi gestiti direttamente dal Comune, i nidi del Comune gestiti dalle cooperative e i nidi privati. E se a Milano il 60% delle donne lavora, questo è anche perché i servizi ci sono.
Ma lei che cosa ne pensa dei tagli del governo alla spesa sociale?
Il Comune di Milano in questi cinque anni ha investito 2 miliardi e 169 milioni in spesa sociale, a prescindere dai trasferimenti statali che via via nel tempo sono diminuiti. È pur vero che ci troviamo tutti in un momento di crisi, ma il governo dovrebbe seguire il modello del Comune di Milano, dando cioè la priorità alle persone in difficoltà. Quindi per esempio il taglio della non auto-sufficienza deve essere rivisto.
Per questo la Moratti è stata fischiata?
I fischi erano legati al governo. Anche perché il Comune di Milano ha investito 35 milioni di euro per aiutare i disabili e le loro famiglie, aprendo nuovi servizi.
Qual è stato il suo successo più grande di questi cinque anni?
Sono diverse le innovazioni, a partire dal buono libri erogato a tutti i ragazzi dai sei ai 14 anni. Inoltre, la rete dei custodi sociali con 360 portieri delle case popolari che individuano le situazioni di disagio e di bisogno come anziani, famiglie giovani e adulti in difficoltà. Oltre a 200 custodi sociali che aiutano le famiglie bisognose a ottenere i servizi del Comune e nei problemi domestici. Abbiamo così triplicato il numero di anziani assistiti in casa, mettendo inoltre a disposizione centri diurni, assistenza domiciliare, pasto a casa, tele-assistenza e accompagnamenti per le visite. È una rete di protezione sociale che esiste solo a Milano. Anche da questo punto di vista trovo invece una grande debolezza nello pseudo-programma di Pisapia.
Che però in compenso si è inventato i «rifugi anti-noia» per i giovani…
Mi pare che ridurre alla noia la fatica del crescere dei nostri ragazzi sia veramente fuori dal mondo. È pazzesco che Pisapia si immagini una gioventù annoiata, quando il vero problema sono delle responsabilità gravissime da parte del mondo degli adulti. Pensare di creare dei rifugi anti-noia per i giovani è quindi un’autentica follia. Noi al contrario, insieme a tante associazioni di volontariato, abbiamo aperto luoghi di socialità per i nostri ragazzi, e in particolare per quelli con problemi gravi. Penso per esempio al Cfp di via Pompeo Leoni, dove studenti espulsi dal percorso scolastico vengono accolti per quello che sono e sostenuti in un percorso di vita e nel reinserimento nel mondo del lavoro.
Se sarà rieletta, che cosa intende fare per i giovani?
Continuare su questa strada. In via 25 aprile, a Ponte Lambro, abbiamo creato un luogo dove i giovani si ritrovano e diventano protagonisti di iniziative. È un esempio straordinario della capacità dei ragazzi di stare insieme, di associarsi, di essere attivi nel fare le proposte. Invece che parlare di noia, è da valorizzare la voglia dei ragazzi di partecipare liberamente e di essere aiutati. Vorrei inoltre continuare a sostenere sempre di più gli oratori di questa città, che nel programma di Pisapia non sono nemmeno citati. Per i giovani abbiamo alcuni progetti in cantiere, di cui uno nella nuova sede del liceo Manzoni. Ma soprattutto i ragazzi hanno bisogno di non essere lasciati soli, e di avere delle relazioni importanti con adulti che li ascoltino. Assecondando inoltre la centralità della famiglia, un’altra grande assente del programma di Pisapia.
Pisapia vuole riaprire le scuole civiche serali, la Moratti invece le ha chiuse. Chi ha ragione?
È molto semplice: non erano scuole. Noi abbiamo lasciato aperti e potenziati i corsi di idoneità per gli adulti che desiderano continuare a studiare. È vero piuttosto quindi che abbiamo reso le scuole civiche molto più serie e rispondenti da un lato all’eccellenza e dall’altra al bisogno sociale.
Pisapia ha annunciato che aprirà un assessorato all’Ecumenismo. Ce n’è davvero bisogno?
Milano è una città storicamente capace di integrare e di accogliere. L’integrazione vera però si fa riconoscendo pienamente a ogni cittadino il diritto al suo progetto di vita nella città, e non concedendo spazi che ghettizzano. Temo che la proposta di Pisapia vada invece in quest’ultima direzione.
(Pietro Vernizzi)