«Abbiamo individuato uno stabile a Gratosoglio, costituito da 40 alloggi di piccolo taglio, che abbiamo deciso di destinare a una delle nuove forme di “precariato abitativo”: oltre ai problemi tradizionali delle fasce socialmente più deboli si sono presentati sul mercato della ricerca della casa a prezzi popolari nuovi soggetti sociali, come i lavoratori temporanei, i precari di vario genere e i lavoratori in trasferta, ma tra queste figure ci sono anche i nuclei familiari monoparentali, in particolare i genitori separati, una delle nuove forme di emarginazione sociale». In questa intervista per il sussidiario.net, il presidente di Aler, Loris Zaffra, parla del bando, promosso insieme alla Regione Lombardia, esclusivamente dedicato ai coniugi separati: «Si tratta di un esperimento che dovrebbe aiutare noi, la Regione e l’amministrazione comunale a ridefinire il quadro di interventi nell’Erp, l’Edilizia residenziale pubblica, e tutte quelle figure che necessitano di un intervento di sostegno da parte delle pubbliche amministrazione. E’ un tentativo che speriamo di poter collocare all’interno di una serie di interventi, vista anche la grave crisi economica, per far fronte a una conseguenza di questo difficile periodo, cioè l’allargarsi della fascia di chi non riesce a procurarsi un’abitazione sul mercato privato».
Quanto è importante, riprendendo una sua recente dichiarazione, “sviluppare una mentalità attiva verso la risoluzione vera delle nuove problematiche sociali”?
La prima cosa da fare è proprio conoscere in che modo è mutata la realtà sociale della nostra città e della nostra Regione e adeguare le nostre forme di intervento a una realtà che è mutata. Scontiamo purtroppo una mancanza di finanziamenti pubblici, che si accompagna a un aumento delle esigenze che dovremmo soddisfare: dobbiamo quindi fare di necessità virtù e cercare di utilizzare al meglio le disponibilità di locali che ci sono, quindi destinare le abitazioni piccole alle famiglie monoparentali, ai lavoratori singoli e, come in questo caso, ai genitori separati, e tenere il resto del patrimonio e il suo riutilizzo per le famiglie più composite.
Come mai avete deciso di far nascere questo progetto rivolto ai genitori separati?
Abbiamo presto capito che si tratta di una nuova forma di emarginazione sociale molto presente nella città di Milano quindi, anche vedendo quanta gente risponde al bando pubblicato da pochissimo, abbiamo deciso di far partire questo tentativo per avere una dimensione più precisa e puntuale del fenomeno, cercando poi di affrontarlo come una delle nuove forma di fragilità sociale con cui bisogna fare i conti.
Quali sono i maggiori ostacoli da affrontare a Milano per far partire iniziative di questo tipo?
I problemi sono sempre gli stessi: avendo una disponibilità di abitazioni molto limitata non si riesce ad affrontare nel suo insieme l’emergenza abitativa, quindi bisogna quindi trovare forme diverse di finanziamento per l’edilizia residenziale pubblica. Partendo da un dato drammaticamente negativo come quello del ripristino dell’Imu, che colpisce anche le case popolari, sarebbe opportuno per esempio affrontare una riflessione sull’insieme del sistema fiscale che pesa sulle strutture pubbliche che gestiscono gli alloggi popolari. Alcune Regioni lo hanno fatto, tentando di attualizzare questo problema che negli anni scorsi, in un’ottica troppo superficiale, si pensava quasi superato. Purtroppo è una realtà ancora vera, e oggi le esigenze che già esistono sono destinate ad aumentare.
Se questo esperimento dovesse portare i risultati sperati, quali altri strumenti prevedete di mettere in campo?
Abbiamo da recuperare una serie numerosa di alloggi, e molti di questi sono sotto la soglia minima di 28 m/q di superficie, quindi molto spesso optiamo per un’aggregazione di appartamenti. Potremmo quindi destinare una parte di questi appartamenti proprio ai genitori separati, offrendo loro una sistemazione dignitosa ma in termini di spazi certamente non enormi. Vediamo quindi intanto una prima risposta e aspettiamo qualche dato di riferimento riguardo alla partecipazione totale, per verificare qual è l’effettivo riscontro da parte di questo nuovo settore di fragilità sociale.
Il sindaco Pisapia ha da poco annunciato di voler istituire il registro delle unioni di fatto entro quest’anno. Crede che in futuro questo potrà influire sull’assegnazione degli alloggi?
Come presidente dell’Aler posso dire che se alla fine di tutto il procedimento la legge italiana prevederà la formalizzazione delle coppie di fatto, probabilmente si aprirà anche la questione dell’inserimento o meno di questi nuovi nuclei nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica. Si tratta però di una questione che affronteremo quando la situazione verrà risolta a monte, quindi nel momento in cui sarà chiaro il tipo di atteggiamento che la legge razionale e le sue articolazioni territoriali assumerà rispetto a questa tematica.
(Claudio Perlini)