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Home » Milano » STORIE/ Quella società di ristorazione che non vive di solo pane

  • Milano

STORIE/ Quella società di ristorazione che non vive di solo pane

La Gemeaz Cusin di Milano produce 57 milioni di pasti l’anno, ed è in prima linea nel campo della formazione professionale.  Ce ne parla FABIO CUSIN 

La Redazione
Pubblicato 23 Gennaio 2012
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Fotolia

E’ una delle più importanti società di ristorazione attive in Italia. La Gemeaz Cusin, con sede in via Famagosta a Milano, produce 57 milioni di pasti l’anno, ed è in prima linea nel difficile campo della formazione professionale. Ha infatti 28 convezioni con scuole e università, tra cui il Cfp Galdus di via Pompeo Leoni, e solo nel 2011 ha inserito in azienda 112 stagisti il 55% dei quali hanno poi trovato inserimento continuativo. Gemeaz Cusin nel 2011 è stata inoltre sponsor di Expo 2015, il cui titolo sarà “Nutrire il pianeta: energia per la vita”. Come sottolinea l’ad e presidente, Fabio Cusin, “il tema di Expo 2015 è una ragione in più per cui la ristorazione dell’evento, cui parteciperanno punte di 150mila persone al giorno, dovrà essere curata in modo perfetto”. Intervistato da Ilsussidiario.net, Cusin rivela che la sua impresa è anche uno dei partner che hanno supportato il lancio dell’iniziativa Siticibo del Banco Alimentare, che raccoglie le eccedenze dei pasti dalle mense aziendali per farle poi pervenire agli enti caritatevoli.


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Cusin, come valuta il modo con cui la scuola italiana prepara i giovani all’ingresso nel mondo del lavoro?

Quello che noi osserviamo nel nostro rapporto quotidiano con le scuole è che manca un legame continuativo con il mondo dell’impresa, capace di produrre risultati positivi per i giovani. Gemeaz al contrario ha una lunga tradizione di collaborazione con la realtà della scuola e della formazione. Da tempo abbiamo l’abitudine di convenzioni con scuole, istituti professionali ed università presenti sull’intero territorio italiano; solo nell’ultimo biennio le nostre convenzioni sono state 28, sempre con l’obiettivo di creare occupazione. Questo rapporto è infatti positivo se interessa le due parti, e se i giovani trovano uno sbocco lavorativo questo rappresenta un successo per tutti.


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Gemeaz si limita ad accogliere gli studenti usciti dal mondo scolastico, o è anche in grado di esercitare un ruolo propositivo nei confronti della realtà formativa del nostro Paese?

La nostra azienda offre anche un contributo nella stesura dei contenuti formativi. Non ci accontentiamo infatti di essere un canale d’inserimento per i giovani nel mondo lavorativo, ma intendiamo collaborare nella messa a punto del percorso scolastico. Insieme al Centro di formazione professionale “Galdus” per esempio abbiamo organizzato insieme un corso di tecniche di sala bar, tenuto da un nostro docente. Solo se il rapporto scuola-impresa è bidirezionale, è possibile offrire una formazione adeguata ai giovani dai 14 ai 19 anni, che hanno compiuto una scelta professionale molto precisa. Grazie al nostro rapporto con Galdus, abbiamo quindi contribuito a fare crescere professionalmente questi giovani.


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Per quale motivo considera il tema della formazione così importante?

 

Quello della formazione è un tema centrale perché quella in cui viviamo è una società del sapere, come afferma il sociologo inglese Anthony Giddens, nella quale quindi la conoscenza è centrale. Oggi però questo sapere è in continua mutazione ed è rimesso in discussione dalla “liquidità della società”, per usare la definizione del filosofo Zygmunt Bauman. L’apprendimento diventa così una condizione indispensabile per trasformare la flessibilità in opportunità.


STORIE/ Quella società di ristorazione che non vive di solo pane


 

Gemeaz è sponsor di Expo. In che modo le imprese milanesi possono trasformarsi nel motore dell’evento del 2015?

 

Proprio in quanto sponsor, Gemeaz ha una conoscenza approfondita delle tematiche e delle aspettative nei confronti dell’evento internazionale che si terrà nel 2015. Il tema dell’alimentazione, cui sarà dedicato, è di grande complessità. In primo luogo perché dal punto di vista della ristorazione gestire una presenza di oltre 150mila persone al giorno, offrendo a tutte una risposta ristorativa adeguata, rappresenta una vera e propria sfida. Quando si parla di grandi numeri, solo chi si occupa di ristorazione collettiva può offrire una risposta adeguata. Gemeaz è abituata a ragionare su numeri molto elevati, con i propri 57 milioni di pasti l’anno… Chi quindi ha la dimestichezza con queste cifre, è il soggetto giusto per affrontare una tematica di questa complessità.


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Qual è quindi il contributo che ritenete di potere offrire?

La vera questione è che sulla ristorazione di Expo 2015 non si può fallire, e questo non soltanto per motivi strategici. Il tema dell’evento è infatti proprio l’alimentazione: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Ciò richiede una sensibilità aggiuntiva, come quella che noi riteniamo di avere, per fare sì che durante l’evento milanese la ristorazione possa essere ancora più perfetta di quanto avrebbe dovuto avvenire se il tema fosse stato diverso. Sappiamo che i vertici di Expo 2015 si stanno quindi preparando a questa doppia sfida, che deve assolutamente essere vinta. Le imprese milanesi come Gemeaz stanno quindi vivendo questo appuntamento non solo come un’opportunità commerciale, ma anche come un obbligo di responsabilità verso la comunità.


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Come vi ponete in questo momento di crisi rispetto al problema dello spreco alimentare?

 

La legge del Buon Samaritano, approvata nel 2004, ha permesso l’iniziativa del Banco Alimentare chiamata Siticibo volta al recupero delle eccedenze nelle unità di ristorazione collettiva. Gemeaz ha aiutato dal punto di vista tecnico la messa a punto delle procedure e degli standard che sono oggi applicate nei ristoranti aziendali. A distanza di otto anni l’enorme successo ottenuto dal Banco Alimentare ci rende orgogliosi del contributo “fondativo” che abbiamo offerto.

 

Il vostro ruolo è stato limitato alla fase iniziale?

 

No, abbiamo continuato la collaborazione con il Banco Alimentare e siamo donatori quotidiani di eccedenze alimentari. Quando in un impianto è prodotto un numero di pasti superiore alla domanda, le portate pronte al consumo sono portate agli enti caritativi. In questo modo i pasti sono utilizzati anziché buttati via, salvandoli dallo spreco. Si tratta di un contributo concreto che Gemeaz e molte altre società di ristorazione oggi offrono alla comunità, evitando di buttare nella spazzatura migliaia di pasti. Purtroppo non è possibile salvarne la totalità, ma l’importante è che un soggetto come il Banco Alimentare si sia posto il problema di trovare una destinazione utile ad almeno una parte di questi pasti.

 

(Pietro Vernizzi)

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