La riforma del trasporto pubblico locale è stata approvata mercoledì nella commissione Territorio e mobilità del Consiglio regionale della Lombardia. Al posto dei sette bacini di trasporto attualmente in vigore, la regione è stata suddivisa in cinque ambiti a ciascuno dei quali corrisponde un’agenzia. La riforma prevede l’accorpamento delle province di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia da un lato, di Varese, Lecco, Como e Sondrio dall’altra. Rimangono invece da sole Bergamo e Brescia, mentre il quinto ambito è rappresentato da Cremona e Mantova. Ilsussidiario.net ha intervistato il Andrea Bicotti, esperto di trasporti pubblici locali, per chiedergli un commento sulla riforma che ora dovrà passare il vaglio del Consiglio regionale.
Come valuta l’attuale disegno di riforma da un punto di vista complessivo?
La riforma prevede una riduzione degli ambiti da sette a cinque, aumentando il territorio interessato per ciascun bacino d’utenza. Questo può essere un rischio, perché riducendo gli ambiti si alzano le barriere all’ingresso. Un’azienda cioè che desidera partecipare alle gare deve avere a disposizione più mezzi per potere operare su un unico ambito.
In che senso?
L’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Cattaneo, ha lanciato l’idea di indire delle gare pubbliche. Lo trovo un fatto molto positivo, ma proprio in vista di questi bandi sarebbe meglio suddividere la Lombardia in più ambiti in modo che vi sia una necessità inferiore di mezzi per ciascuno di essi. Se l’ambito è relativamente piccolo, per un’azienda che desidera partecipare non c’è quindi bisogno di un investimento enorme. Se invece per assurdo ci fosse un unico ambito per tutta la Regione Lombardia, una nuova società che desidera proporsi come concorrente dovrebbe compiere investimenti enormi per dotarsi dei mezzi necessari per servire 10 milioni di persone.
E per quale motivo gli ambiti sono stati ridotti da sette a cinque?
E’ stata una richiesta del Pd accolta dalla maggioranza, ma ritengo che non si sia trattato di una scelta che va nella giusta direzione. La Lombardia infatti è un territorio enorme, e il Pd avrebbe addirittura voluto arrivare a soli tre ambiti per i trasporti su gomma. Questo avrebbe ridotto eccessivamente le possibilità di partecipare per i nuovi arrivati. Le società più grandi ne avrebbero tratto vantaggio, mentre quelle più piccole sarebbero state costrette a creare dei consorzi per potere presentare delle offerte. La proposta del Pd era quindi troppo limitante e già il fatto che abbia ottenuto di ridurre gli ambiti da sette a cinque è un fatto negativo.
Quali sono invece gli aspetti positivi della riforma?
Soprattutto la creazione di un’agenzia che avrà il compito di monitorare che ci sia una reale concorrenza. Si tratta di un ottimo passo in avanti, se davvero però l’agenzia avrà davvero questi poteri di controllo. L’istituzione dell’autorità dei trasporti a livello nazionale e nel contempo a livello regionale la creazione di un’agenzia, se davvero ben funzionanti dovrebbero aiutare molto a indire dei processi di gara che siano equi e trasparenti per tutte le aziende che desiderano partecipare, e non vinca invece il solito noto ma chi offre il servizio migliore al prezzo migliore.
Prima della riforma esisteva già una reale concorrenza per quanto riguarda i trasporti su gomma in Lombardia?
Il trasporto su gomma in Lombardia ha goduto di una maggiore concorrenza del trasporto ferroviario. Esistono però delle differenze territoriali. Il servizio interurbano avevano un livello maggiore di liberalizzazione rispetto a quelli urbani, che storicamente non hanno mai goduto di un’elevata concorrenza, tanto è vero che a Milano le poche volte che sono state indette delle gare sono sempre state vinte da Atm. L’agenzia per la concorrenza potrebbe quindi permettere di compiere quel salto di qualità di cui i trasporti pubblici necessitano in Italia.
Il testo approvato dalla commissione Trasporti potrebbe ancora essere modificato dal Consiglio regionale. Che cosa auspica per quanto riguarda il testo definitivo?
Il mio auspicio è che il principio base sia quello della concorrenza, che si realizza solo attraverso gare vere dove vince il migliore e dove i costi sono ridotti.
E in che modo è possibile affermare questo principio della concorrenza?
Quando si è deciso di unire le Ferrovie Nord con Trenitalia formando Trenord, si è creato un unico monopolista nel settore ferroviario lombardo. Quest’ultimo però avrebbe in realtà bisogno di una divisione in più ambiti. Se questa riforma alla fine, dopo tutti i vari passaggi, farà sì che questi ambiti siano estesi anche al trasporto regionale su ferro, come sembra emergere dalle dichiarazioni dell’assessore Cattaneo, sarebbe un grande passo avanti. Dividendo il trasporto ferroviario in sette zone e realizzando una gara per ciascuna di esse, si romperebbe il monopolio di Trenord. Anche se occorre tenere conto del fatto che questo monopolio non verrà meno prima del 2014.
(Pietro Vernizzi)