Nella giornata di ieri è andato in scena il dibattito nell’Aula della Regione Lombardia su Davide Boni e sulla mozione che ne doveva chiedere le dimissioni dalla presidenza dell’Aula. Invece, prima il capogruppo dell’Italia dei Valori, Stefano Zamponi, accusa Formigoni di «non aver mai lavorato», e successivamente lo stesso governatore della Regione indirizza un «informati, pirla» nei confronti di Zamponi. Formigoni vuole inoltre sottolineare che di certo non possono essere mosse certe accuse contro di lui che, come ha fatto sapere, è stato «insegnante di storia e di filosofia nei licei classici, insegnante di italiano al liceo scientifico e all’istituto tecnico, assistente universitario, giornalista in varie testate, a Epoca e alla redazione parigina della France-Press». Poi, come se già la discussione non fosse già uscita abbastanza dai binari di partenza, Formigoni è deciso a spiegare il significato semantico della parola “pirla”, per far capire a tutta l’Aula che in realtà non si tratta di un termine offensivo: «Il tribunale ha riconosciuto che a Milano, e qui siamo a Milano, la parola è molto usata anche come intercalare e quindi non lede l’onore e il prestigio di una persona», con la conseguenza che «dare del pirla a Zamponi non è reato». A questo punto esplode il caos, e l’Aula del Pirellone si trasforma in una curva da stadio: al coro di “buffoni buffoni”, tra urla , schiamazzi e fazzoletti verdi sventolanti, l’opposizione lascia l’Aula in blocco. Lo stesso Formigoni è tornato oggi sull’argomento, a margine di un incontro a Bruxelles sull’innovazione nelle regioni: «Ieri sono stato accusato in pubblico, sono stato gravemente offeso e gravemente insultato dal capogruppo dell’Idv, Zamponi, e sarebbe giusto che si scusasse», ha detto il governatore della Regione. «Zamponi ha sostenuto che Formigoni non ha mai lavorato, che non si è mai guadagnato da vivere con il suo sudore della fronte», quindi, si chiede Formigoni, «è più grave aver ricevuto questa accusa pubblica o aver reagito? La cosa grave è l’insulto gratuito, infamante e menzognero», spiega il governatore, mentre «la parola “pirla” non è atta a ledere la dignità della persona».