Nemmeno i fumi dell’ Ilva hanno potuto nulla contro l’inquinamento da polveri sottili di Milano. Secondo, infatti, una ricerca condotta dall’Istituto Mario Negri, l’acciaieria tarantina che in questi giorni sta scatenando polemiche fra ambientalisti e il gruppo Riva, proprietaria della fabbrica e che è persino approdata in aula a Montecitorio dove è intervenuto il ministro per l’Ambiente Corrado Clini, emette minori quantità di Pmn10 rispetto al capoluogo lombardo. “La cosa non mi stupisce affatto- dice Antonio Ballarin Denti, professore di Fisica dell’ambiente e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia- Taranto è una città sul mare e quindi esposta ad una ventilazione maggiore rispetto alla Valle Padana. Fra l’altro, il problema ambientale che affligge quel territorio è differente da quello milanese: esiste da decenni un inquinamento accumulatosi soprattutto nel suolo e che va a intossicare la catena alimentare. Sto parlando di metalli pesanti, composti organici come idrocarburi aromatici e diossine. Taranto ha una situazione particolare per la presenza decennale di un’industria pesante che ha accumulato un inquinamento a lunga permanenza soprattutto nel sottosuolo dove si propaga facilmente nell’acqua de nell’aria”.
Sotto quali aspetti Milano può essere considerata diversa?
Milano è una città de-industrializzata da almeno una trentina di anni ed è totalmente impermeabilizzata a livello del suolo, dove non è stato possibile alcun accumulo di materiali tossici. Purtroppo, però ha un inquinamento atmosferico molto elevato perchè gode di una posizione geografica molto sfavorevole. È al centro di un bacino chiuso in cui c’è scarsa ventilazione e molte inversioni termiche e, non in ultimo, il traffico è molto intenso e causa i livelli di Pm10 più alti d’Europa.
Come giudica la misure anti-smog messe in campo in questo periodo dalle varie amministrazioni locali?
Se considerate singolarmente, le misure sono corrette ma danno un contributo che, però, rimane limitato all’area lombarda. Il bacino che genera inquinamento coincide con un’area molto più vasta: l’intera Valle Padana che conta quasi 30 milioni di abitanti. Inoltre, non tutti i comuni o le province hanno messe in campo azioni anti-smog: quindi, vengono toccate pochissime realtà territoriali e una porzione ancora troppo limitata dell’intera area che necessita un intervento. Terzo, le azioni adottate sono scollegate fra loro e non c’è un tessuto connettivo che le leghi. Per questo, ripongo molta speranza nel tavolo aperto dal ministro Clini con capoluoghi, regioni e province del Nord Italia: l’obiettivo è quello di trovare azioni che, tecnicamente e politicamente, siano condivise da tutti. Un atto di grande coraggio da parte del Ministro che dimostra di essere il primo nella storia della Repubblica italiana ad occuparsi dell’inquinamento della Valle Padana, bestia nera dell’Europa e che, da anni, riceve continui moniti da Bruxelles.
Come influiscono le variazioni climatiche sull’inquinamento?
Giocano a sfavore. E’ stato rilevato che ci sono sempre meno precipitazioni nel periodo invernale, il più critico per l’inquinamento. Le piogge sono preziosissime perchè, in parole povere, lavano l’atmosfera dalle polveri sottili presenti nell’aria. Il risultato è che l’effetto delle politiche viene, in parte, controbilanciato dalla mancanza di precipitazioni. Ed è per questo, ad esempio, che la Procura di Milano ha archiviato l’indagine a carico di Regione, Provincia ed ex sindaco di Milano, accusati da alcune associazioni di non avere adottato provvedimenti adeguati per ridurre l’inquinamento. Del resto, gli enti locali possono ben poco: hanno scarse competenze, sono fra loro scollegati e le condizioni meteorologiche e geografiche sono avverse.
Provvedimenti come l’Area C o le domeniche senz’auto sono “misure tampone”, come spesso vengono definite dalle associazioni ambientaliste o, sebbene in modo limitato, sono utili alla causa?
Se andiamo ad analizzare la qualità dell’aria, cioè dei veleni che respiriamo, questi provvedimenti sono pressochè inutili. Quando il traffico viene bloccato a livello locale, il contributo dato alla concentrazione di Pm10 nell’aria è minimo. C’è però un altro aspetto importante: grazie a domeniche ecologiche ed area C, nell’aria sono presenti meno sostanze tossiche e in parte cancerogene come, ad esempio, il cosiddetto black-carbon, la componente carboniosa più tossica e gli idrocarburi aromatici. Questo è dato dal fatto che non è permessa la circolazione di veicoli diesel senza filtro, quelli per intenderci, da euro 0 ad euro 4 che permettono di abbattere solo certi tipi di agenti inquinanti. I risultati di questi provvedimento, rischiano, così, di essere falsati poichè la legge europea che impone i limiti non specifica l’analisi chimica e batteriologica delle polveri che respiriamo. Il problema, quindi, non è solo quello di tenere bassi i livelli di concentrazione di Pm10 ma di diminuire la tossicità delle polveri.
Lei trova corretto che l’Unione Europea imponga lo stesso limite degli agenti inquinanti per tutti gli Stati membri?
L’Europa non può non imporre un limite uguale per tutte le nazioni perchè c’è un principio giuridico e di civiltà che non permette di esporre alcuni cittadini europei a limiti più elevati di altri: la legge europea, per sua natura, non può ammettere deroghe per nessuno. L’Europa, però, dovrebbe riconoscere che certe zone sono, dal punto di vista geografico e climatico, più svantaggiate di altre distribuendo fondi strutturali come viene fatto per le aree che attraversano periodi difficoltà economiche. I fondi potrebbero servire per attuare politiche ambientali all’avanguardia. Del resto, la Commissione Europea per il futuro piano “Horizon 20 20”, per la ricerca su tematiche ambientali, ha stanziato 100 miliardi di euro per i prossimi sette anni. Una cifra colossale che rappresenta tutti i debiti delle banche spagnole messe insieme. Purtroppo, i nostri governanti non hanno ben compreso questo punto. Hanno insistito per avere deroghe che è del tutto impossibile ottenere. In seguito, hanno chiesto delle proroghe temporali che sono state concesse e già scadute da tempo. L’azione più intelligente che possa fare il nostro Governo è fare richiesta di fondi strutturali europei per sostituire i vecchi diesel, rinnovare le abitazioni e avere standard industriali più stringenti.