Caro direttore, sono passate due settimane da quando ho deciso di candidarmi e impegnarmi in prima persona in questa campagna elettorale, a sostegno della Lista Albertini, ma mi sembrano già due mesi. Ho incontrato tante persone confuse dal fatto che i partiti e gli schieramenti, con cui e su cui si è sempre dibattuto, non sono più capaci di rispondere alla richiesta di responsabilità, credibilità e concretezza che la gente cerca. Sembrano infatti tutti rivolti al passato, a riproporre soliti schemi, ideologici e programmatici, che hanno generato tanta delusione.
La manifestazione della sinistra di domenica a Milano deve essere stato un boccone amaro per un candidato come Ambrosoli che fa del suo essere “faccia nuova”, del suo patto civico estraneo ai partiti un punto di forza. Il ritorno di tutti i vecchi leader dell’Ulivo, delle forze politiche della “foto di Vasto”, del centrosinistra che non si fa scrupolo a mettere insieme ogni cosa pur di “smacchiare il giaguaro”, è quanto di più lontano esista da quello spirito di rinnovamento che tanto aveva animato lo stesso centrosinistra durante le primarie.
Dall’altro lato, le mirabolanti promesse di Berlusconi e la difficile coabitazione con una Lega sempre più tentata da spinte autonomiste e secessioniste non scaldano i cuori soprattutto per la mancanza di una prospettiva: la base leghista spinge Maroni a prendere le distanze da Formigoni e dalla sua politica, mentre i più avvertiti nel PdL dichiarano “apertis verbis” che il partito non esiste più e che da dopo il voto sarà necessario fare piazza pulita e costruire qualcosa di nuovo.
Ora io mi chiedo: perché aspettare? Perché dare ancora spazio all’equivoco di un partito che risponde oggi solo ai capricci di Berlusconi e in cui da domani nessuno vuole militare più? Non vale la pena dare credito a proposte alternative fin da subito, in un momento privilegiato per coinvolgere gli elettori in un ragionamento politico che abbia una prospettiva?
La proposta di Lombardia civica e Scelta civica si costruisce, prima che intorno a logiche partitiche, su un programma basato sulla libertà della persona, sulla valorizzazione del fare impresa, sulla sussidiarietà, sul merito e sulla libertà da compromessi e condizionamenti che tanto hanno fatto male anche alla Lombardia negli ultimi mesi. Ma ha anche il pregio di mettere al centro le “cose da fare” e non le appartenenze ideologiche. Sono contenuti validi, che aggregano sulla base di una visione delle cose piuttosto che su una appartenenza ideologica, ed è un metodo nuovo, a cui oggi più che mai vale la pena dare credito. “Albertini non può vincere”, mi ripetono molti cittadini; “Monti non può vincere” ripete come un disco rotto un Berlusconi quanto mai impaurito.
Forse non saranno, l’uno e l’altro, Presidenti: ma certo propongono un modo nuovo di fare politica, che non insegue gli scheletri falliti del passato, come la sinistra, o il populismo di Grillo come la destra. E a questa scelta responsabile vale la pena oggi di dare fiducia. E da questa novità si può ripartire per dare un futuro di speranza alla Lombardia e all’Italia.
Luca De Simoni, Lombardia Civica – Albertini Presidente