Presieduto dal cardinale Scola sul tema “Sul crinale. Cristiani e musulmani tra secolarismo e ideologia”, è in corso a Milano il X Incontro del Comitato scientifico internazionale della Fondazione Oasis. Al centro del dibattito è stato posto il “lungo processo di secolarizzazione che, iniziato con l’umanesimo e il Rinascimento italiano e poi europeo, ha visto sempre più l’emarginazione della dimensione religiosa dalla vita sociale, politica ed economica”, come scrive il direttore di Asia News Bernardo Cervellera commentando la prima giornata del convegno. La secolarizzazione, spiega, “è venuta a contatto e si è scontrata con le culture medio-orientali, nordafricane e dell’estremo oriente, sottomettendole e trasformandole , ma anche ritrovandosi a dover fare i conti con una resistenza di tipo pacifico o guerriero (fondamentalismo), sia in Europa che in altre parti del mondo”. I relatori della giornata sono d’accordo su questa analisi, ma soprattutto sono d’accordo “su un elemento che è raro vedere esprimere in modo così asciutto: siamo alla fine di un’epoca in cui non Dio, ma il secolarismo è morto”. A tal proposito proprio Angelo Scola, presidente di Oasis e arcivescovo di Milano, ha sottolineato che l’attuale crisi economica è in realtà “dell’uomo: ciò che è in crisi è l’uomo”. È stato poi Rémi Brague, già professore di Storia alla Sorbona e ora a Monaco di Baviera, a dire che l’umanesimo si è rapidamente trasformato in un “anti-umanesimo”, in un “umanesimo avariato” che ormai non riesce più a giustificare i diritti umani, il no alla tortura. “L’uomo che doveva dominare la natura – scrive Cervellera – oggi si vede bollato come ‘la specie più letale’ e da annientare da parte di un ecologismo esasperato; l’uomo che si innalzava su ogni altro elemento del creato, oggi viene ridotto a ‘una specie che non si differenza quasi in nulla dalle altre’ perché “condivide al 95% il Dna di una scimmia”. L’uomo che si è affermato “senza guardare in alto” oltre se stesso, ora non ha i motivi per continuare a vivere perché non è capace di rispondere alla domanda sul senso della vita: “Ora abbiamo in abbondanza molti beni. Ma non sappiamo dire se è bene che questi beni abbiano un beneficiario”. E’ poi intervenuto Francesco Botturi, professore di Filosofia morale all’Università cattolica di Milano, secondo cui “l’ateismo è, contro la sua intenzione, un potente fattore di nichilismo”. Il mondo contemporaneo – continua Botturi – presenta “un vertiginoso vuoto di universalità (di senso, di valore, di forme di vita; cioè di condivisione dell’esistenza”. Per Botturi è quindi importante ripensare a un cristianesimo “dopo la secolarizzazione” che non riduca il contributo dei cristiani e dei musulmani a “passivi ricettori o avversari” della modernità. Infine un altro relatore, Sayyid Jawad al -Khoei, “ha presentatogli sforzi dell’islam sciita in Iraq nel promuovere il pluralismo e la libertà religiosa per tutti nel suo Paese segnato da molti anni di guerra e di uccisioni settarie”, aggiunge il direttore di Asia News. Jawad al-Khoei è direttore di una Fondazione con base a Najaf, la città santa dello sciismo in Iraq, e allievo di Alì al Sistani, l’ayatollah che in questi anni ha sempre difeso la presenza dei cristiani in Iraq. Da Jawad al-Khoei è venuta la condanna più forte contro la violenza giustificata con motivi religiosi, da lui attribuita al wahabismo e al “takfirismo”. Ma ha anche chiesto al mondo occidentale di non fare di ogni erba un fascio e di attribuire le violenze a tutto l’islam.