“Io sono un delinquente”. Comincia così il racconto di Pigi, uno dei primi detenuti a sperimentare, nel dramma e nella sofferenza, l’abbraccio e il conforto di un’amicizia che lui definisce semplicemente “pura”. “Sai cos’è la purezza?”. Credo di sì. “Ecco, loro sono puri”. Un’amicizia che lo accompagna ormai da tanti anni: “Non li ho più mollati”, dice dei suoi amici. Gli amici di Pigi sono i volontari di Incontro e Presenza, l’associazione nata a metà degli anni 80 per farsi carico delle necessità dei carcerati, visitando i reclusi e aiutando quelli che escono a reinserirsi nella società.
“Lavoro di notte, raccolgo la spazzatura negli asili di Milano e faccio a mia volta il volontario per l’associazione. Recupero mobili usati per gli appartamenti che Incontro e Presenza mette a disposizione di quelli che escono dal carcere e consegno generi alimentari alle famiglie indigenti che vivono o hanno vissuto il dramma della detenzione”. Pigi racconta del carcere come di un ambiente spesso molto violento: “ma anche se hai sbagliato, devi poter scontare la tua condanna da essere umano. A volte quello che manca è l’essere trattati da esseri umani”. Anche con la giustizia è parecchio arrabbiato: “la legge non è uguale per tutti. Per un amico le leggi si interpretano, si manipolano, per un nemico si applicano”. Come sei finito qui? “Conoscevo tante persone della vecchia malavita milanese. Poi sono andato a militare e ho fatto una lunga carriera. Credevo nella patria e nella nazione. Grazie al mestiere che facevo, avevo considerevoli ritorni economici: denaro, case. Quei soldi mi permettevano di vivere tre vite in una. Uno perché finisce in carcere? Perché ambisce ai soldi, alla ricchezza materiale, soprattutto se proviene da una famiglia povera. Conosco la disciplina e non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno. Essere condannato a una lunga detenzione è stata una grandissima sofferenza. Hanno portato via tutto quello che avevo. E subito dopo sono morti anche i miei genitori”.
E’ in quel periodo che Pigi incontra i volontari di Incontro e Presenza. “Era come se avessi incontrato dei fratelli che non sapevo di avere. Mio fratello non è mai venuto a trovarmi, la Grima (Tina) e la Mirella non hanno mai saltato un sabato. Mia madre era morta, ma mi sembrava che da lassù mi avevano mandato qualcuno che mi facesse da mamma”. In carcere c’è un gran viavai, entrano tante persone: “da subito mi sono accorto che questi erano diversissimi. Non riesco a spiegare il perché. Mi trattavano come un fratello, come un figlio, come se facessimo parte della stessa famiglia. E per me la famiglia è sacra. E non venivano solo per me, ma anche per tutti gli altri detenuti. I ragazzi di Bresso, Emanuele, Andrea, Gualtiero e poi Guido, Ilaria e tanti altri, era come se li conoscessi da sempre. Era come se ogni sabato venisse a trovarmi mio fratello che non è mai venuto”.
In carcere c’è un sacco di tempo per riflettere sui tuoi errori e sulla sofferenza che ne deriva: “non tanto quella che provi tu, quanto quella di chi sta fuori. Perché chi sta fuori soffre di più. E sei costretto a fare i conti con i motivi per cui la tua famiglia soffre”.
Il carcere cambia? “Sono rimasto quello di prima; mi arrabbio, mi scaldo, ancora oggi faccio fatica ad ammettere i miei errori. Però cerco di imparare ogni cosa, ogni sguardo, ogni gesto, in modo da poter a mia volta trattare l’altro nello stesso modo in cui sono stato trattato io. Per tutti quelli che incontro desidero che accada quello che è successo a me. Quello che stiamo facendo deve proseguire”.
Pigi dice di essere ridiventato ricco: “ma la ricchezza non è più quella che per anni mi ha fatto vivere; sono più ricco ora che sento di aver bisogno di essere abbracciato ogni giorno da una mamma. Quella condanna, così odiata, mi ha permesso di guadagnare”.