Alla fine il ministero dell’istruzione ha dato ragione all’insegnante, che era stato sospeso e pensava anche di finire licenziato. Dopo circa quattro mesi Mario Caruselli, insegnante da quasi vent’anni all’istituto Tenca di Milano, è tornato al suo lavoro. Eppure l’aggressione l’aveva suibita lui. Le mani al collo, gli insulti e le minacce da parte di un suo studente di 15 anni in classe, davanti a tutti. Lui non aveva mosso un dito, ha detto che era pronto anche a prendersi una coltellata. Aveva reagito solo a parole, racconta, qualche parolaccia e insulto era scappata anche a lui. E il preside lo ha chiamato, gli ha chiesto di consegnare chiavi dell’armadietto e tablet e di andarsene a casa, sospeso per motivi disciplinari. In seguito il preside aveva sospeso per otto giorni anche lo studente. Adesso si sono ritrovati in classe tutti e due. Racconta l’insegnante che il ragazzo ha seguito la lezione in modo attento e disciplinato. Caso chiuso, ma dice in una intervista al Corriere della sera l’insegnante, ” non è un caso isolato. La relazione fra adulti e studenti è difficile. I ragazzi si sentono soli, delusi dagli adulti. E gli adulti hanno paura a reagire, sono bloccati i genitori, bloccati gli insegnanti”. Ed ecco come l’insegnante ricostruisce l’episodio incriminato: “Lo riprendo perché disturba. Lui si mette a ridere. Gli dico esci dalla classe. Tu chi sei per dirmi cosa devo fare. Lo prendo per la maglietta per farlo uscire. Mi si piazza davanti, il suo petto contro il mio, gli occhi negli occhi. Cerco ma non trovo un commesso che lo accompagni in presidenza. Gli chiedo ancora di uscire. Mi risponde: sei soltanto un vecchietto sennò ti avrei già ammazzato. Respiro. Penso: che cosa è educativo fare adesso, devo mostrare a lui e ai compagni che non ho paura. E dico: stronzetto, testa di c…, devi andare dal preside. Si poteva fare di meglio, certo. Ma è la risposta che in quel momento ho saputo dare”. Una volta fuori di classe lo studente mette le mani al collo del professore e gli dice: “Mio padre ti ammazza, io ti squarto come un porco”. Lui non reagisce. Poi la sospensione dal lavoro.